CIA: occorre intervenire subito e in modo concreto
«Per l’agricoltura è una tragedia. Migliaia di imprese in ginocchio. Persi raccolti e allevamenti»
ROMA - «Ora il governo deve passare dalle parole ai fatti concreti. Il maltempo ha devastato un’intera regione. Ha fatto danni gravissimi in agricoltura, mettendo in ginocchio migliaia di aziende che hanno perso tutto. C’è bisogno di una risposta forte e non possono essere certo i 20 milioni di euro stanziati nell’ultimo Consiglio dei ministri a fronteggiare una situazione drammatica. Serve ben altro. Occorrono risorse adeguate per venire incontro alle necessità di una popolazione duramente colpita, di un sistema imprenditoriale che ha subito conseguenze dilanianti». Il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito alla tragedia che sta vivendo il Veneto richiama l’esecutivo alle sue responsabilità. «Non ci si può limitare alla presa d’atto di uno scenario disastroso. E’ indispensabile intervenire in fretta e soprattutto nel modo più opportuno».
«Le imprese agricole del Veneto -ricorda Politi- hanno subito un colpo tremendo. Il maltempo ha lasciato dietro di sé solo devastazione. Campi allagati, colture irrimediabilmente perse, smottamenti dei terreni, strade rurali che non ci sono più, vitigni, anche di pregio, distrutti, migliaia di capi di bestiame morti. Centinaia di agricoltori non hanno più niente. Un panorama catastrofico verso il quale bisogna operare con la massima tempestività».
Nel rilevare che la Cia del Veneto ha aperto una sottoscrizione per portare aiuto e solidarietà agli alluvionati, il presidente della Cia sottolinea che «la situazione dell’agricoltura è grave anche nelle altre regioni colpite dall’ondata di maltempo. I danni si segnalano pesanti, in particolare, in Friuli, in Toscana, in Calabria, in Campania. Conseguenze per le campagne si hanno, comunque, un po’ in tutta Italia».
«In questi anni -sostiene Politi- non c’è stata alcuna tutela del territorio, gli interventi sono stati totalmente insufficienti. Più della metà dei comuni italiani è a rischio idrogeologico. Frane, alluvioni, smottamenti sono un pericolo incombente, soprattutto nelle aree marginali di collina e di montagna. Poco si è fatto per evitare l’abbandono da parte degli agricoltori, la cui opera di presidio e di manutenzione in certe zone è fondamentale. In poco di meno di dieci anni proprio l’agricoltura ha perso una superficie di terra coltivabile di oltre 19 mila Kmq».
«E così i disastri, anche a causa di un’assurda cementificazione, si susseguono con un crescendo pauroso. I danni, soprattutto in vite umane, diventano incalcolabili. Serve, quindi, una rinnovata attenzione. Occorre una politica -avverte il presidente della Cia- con la quale puntare ad una vera salvaguardia del territorio con risorse adeguate. Una politica che garantisca il presidio da parte dell’agricoltore, la cui attività è fondamentale in particolare nelle zone marginali. Bisogna varare interventi concreti per mettere in sicurezza interi paesi minacciati da frane e da smottamenti. Il problema della tutela del territorio non è certo marginale. E’ un problema di grande priorità».
«D’altra parte, l’abbandono agricolo -rimarca Politi- ha interessato soprattutto le aree marginali di collina e di montagna, quelle a più elevato rischio idrogeologico in Italia. Si è fatto poco o nulla per bloccare questa ‘emorragia’ e oggi i guasti di questo disinteresse si evidenziano in maniera drammatica».
«Come Cia -ha concluso il presidente confederale- siamo mobilitati affinché si avvii finalmente un’azione per la salvaguardia e la valorizzazione del territorio e dell’ambiente, con specifico riferimento alle aree rurali e di quelle interne e svantaggiate. Servono investimenti mirati che permettano alle aziende agricole di continuare ad operare e a svolgere la loro attività multifunzionale, attraverso la quale si fa un’autentica opera di presidio e di manutenzione».
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