19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Maltepo

Agricoltura devastata. Danni per oltre 200 milioni di euro

CIA: «Dal 1950 ad oggi, a causa di incuria e di mancata prevenzione, spesi 55 miliardi di euro soltanto per fronteggiare l’emergenza»

ROMA - Dal 1950 ad oggi si sono spesi circa 55 miliardi di euro per riparare i danni causati da calamità naturali; sarebbe bastato destinare il 20 per cento di questa cifra ad opere di manutenzione del territorio per limitare le disastrose conseguenze e soprattutto le perdite umane. È quanto evidenzia la Cia-Confederazione italiana agricoltori, la quale sottolinea come i recenti eventi alluvionali che hanno colpito in questi giorni molte regioni italiane (in particolare il Veneto, la Lombardia, la Toscana, la Calabria e la Basilicata) ripropongono con forza le tematiche legate all’assetto idrogeologico e alla sicurezza delle persone e delle attività produttive, soprattutto in agricoltura.

Il maltempo degli ultimi giorni - fa notare la Cia - ha prodotto solo nel settore agricolo danni per oltre 200 di milioni di euro, una stima sicuramente per difetto. Da qui la rinnovata richiesta dell’immediata dichiarazione dello stato di calamità. Effetti devastanti si sono verificati per i vigneti, gli oliveti, le serre, le strutture aziendali (stalle soprattutto), i fabbricati rurali, i macchinari, mentre, a causa degli allagamenti, degli straripamenti dei fiumi e dei canali e degli smottamenti dei terreni, alcune colture (grano duro e tenero, orzo) devono essere riseminate. Conseguenze negative si registrano anche per gli allevamenti di bestiame (numerosi i capi andati dispersi) e per i campi di ortaggi a cielo aperto (finocchi, cavolfiori, cicorie, insalate).

Un quadro estremamente allarmante che ripropone in maniera ferma l’esigenza di una valida opera di prevenzione. Basta citare alcuni dati per comprendere la delicatezza del problema: oggi 8 comuni su 10 sono in aree ad elevata criticità idrogeologica; oltre 700 mila sono gli immobili abusivi, spesso costruiti non a norma e, quindi, a grave rischio in presenza di una calamità naturale.

Ecco perché -riafferma la Cia- accanto agli interventi legati all’emergenza necessaria ed urgente, appare sempre più indispensabile un’azione coordinata e programmata del governo e delle Regioni volta all’attività di prevenzione dei disastri naturali. Il ripetersi ciclico degli eventi calamitosi non può portare alla rassegnazione perché essi sono incontrollabili e ineluttabili. Al contrario, è necessario superare atteggiamenti passivi o superficiali, adottando strategie dinamiche di progetto e di azione, attraverso gli strumenti ordinari della programmazione: progettare in sicurezza per assicurare un territorio tutelato e al tempo stesso produttivo.

Per la Cia occorre predisporre un programma pluriennale di manutenzione ordinaria del territorio, partendo dal livello, che appare ottimale, di Bacino idrografico, con il concorso di tutti gli Enti locali interessati, coinvolgendo, per la realizzazione, gli agricoltori e le loro strutture organizzate con particolare riferimento ai Consorzi di Bonifica. Nello stesso tempo è necessaria la valorizzazione dell’agricoltura e degli agricoltori nelle politiche di difesa dell’assetto idrogeologico del territorio, nell’ottica europea della multifunzionalità.
È in questa logica che -rimarca la Cia- si conclude la rincorsa all’emergenza derivante da calamità naturali ed inizia la fase della prevenzione, dell’organica e razionale sistemazione e delle regole condivise per l’uso corretto del suolo e delle acque. E proprio l’agricoltura italiana si pone quale soggetto protagonista per la tutela del territorio, la creazione (o ricostruzione) di paesaggi di qualità, per garantire un corretto equilibrio ecologico e un controllo dei fenomeni naturali.