Passera: Lezioni sono state imparate ma restano problemi
Beltratti: cause crisi più per squilibri macro che intermediari
WASHINGTON, 9 ott - La crisi economica internazionale è in via di superamento anche se alcuni fattori di rischio non sono ancora stati eliminati. È un cauto ottimismo quello che mostra Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, da Washington dove sono in corso gli incontri annuali del Fondo monetario internazionale. Un ottimismo che si basa innanzitutto sul fatto che "le banche italiane non hanno dovuto chiedere soldi né al pubblico né al privato per attraversare la crisi e quindi fa molto bene chi distingue fra banchieri e banchieri".
La distinzione ad esempio qualche minuto prima era stata operata in una conferenza stampa al Fondo monetario dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti che aveva rimarcato come al tradizionale appuntamento nella capitale americana fossero tornate le banche d'affari e "la speculazione è a piede libero" con tutto il contorno di maxi-bonus e segnali di sfarzo. Una critica che, aveva puntualizzato il ministro non si rivolgeva invece alle banche italiane, comportatesi in modo virtuoso anche durante la crisi.
Uno spunto sul quale interviene anche Andrea Beltratti, presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo. Per sottolineare che "le cause della crisi sono comunque più legate agli squilibri macroeconomici che agli intermediari finanziari. Alcuni intermediari - spiega Beltratti - hanno contribuito, magari con un credito troppo facile o magari con prodotti troppo complicati e questo ha propagato la crisi e l'ha amplificata a livello internazionale. Ma ciò non toglie che le banche siano aziende e che molto di loro, specie quelle commerciali, vivano con l'economia reale e prosperino nel lungo periodo se l'economia reale migliora: da questo punto di vista credo che sia sbagliata l'antitesi tra banche e imprese".
La cautela è comunque d'obbligo. Corrado Passera sottolinea che "ci sono ancora dei presupposti della crisi che non sono scomparsi: questa enorme quantità di liquidità che gira nel mondo, insieme ai tassi molto bassi sono sicuramente elementi che possono causare situazioni di bolle come ci sono state alcuni anni fa. Ma mi sembra - conclude il numero uno di Intesa Sanpaolo - che alcune lezioni siano state imparate e che anche nel comportamento dei supervisori e degli operatori ci sia molta maggiore attenzione al governo dei rischi e a quell'insieme di cose (liquidità, leverage, profilo patrimoniale) che sono state acquisite. Certo bisogna vigilare e adottare le regole giuste per non favorirne la ricreazione". Un compito sul quale stanno lavorando le istituzioni internazionali tutte riunite qui a Washington.
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