28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Il caso Melfi

Fiat, Marchionne scrive a Napolitano

Lo scrive oggi il quotidiano «La Stampa»: per esporrre le ragioni dell'azienda nel caso degli operai di Melfi reintegrati dal giudice del lavoro

TORINO - L'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha scelto anche lui la via della missiva, una lettera al presidente della Repubblica per esporre le ragioni dell'azienda nel caso degli operai di Melfi reintegrati dal giudice del lavoro, che però non possono tornare alla catena di montaggio. Lo si legge sulla Stampa; il quotidiano della Fiat aggiunge che il presidente di Fiat John Elkann ha invece telefonato direttamente a Giorgio Napolitano, un colloquio che si sarebbe rivelato «cordiale e chiarificatore».

Fiat risponde così alla lettera inviata da Napolitano ai tre operai esclusi, che gli avevano rivolto un appello, lettera in cui il capo dello Stato aveva espresso «il vivissimo auspicio - che spero sia ascoltato anche dalla dirigenza della Fiat - che questo grave episodio possa esser superato, nell'attesa di una conclusiva definizione del conflitto in sede giudiziaria».
Nella lettera «personale» inviata a Napolitano, Marchionne (oggi atteso al Meeting Cl di Rimini) in sostanza secondo la Stampa ha ricapitolato i termini della questione, motivando le ragioni dell'azienda e rassicurando circa il fatto che la Fiat non ha intenzione né interesse al permanere di uno stato di tensione nella fabbrica. Il numero uno del Lingotto, si legge, ha anche illustrato a Napolitano la linea alla quale si atterrà l'azienda da qui in avanti: massimo rispetto per le decisioni della magistratura ma anche difesa della scelta fatta con il tipo di reintegro adottato nei confronti di Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli (in sostanza, il pagamento dello stipendio senza rientro fisico al posto di lavoro).

La telefonata di Elkann - Invece Elkann nella telefonata a Napolitano non avrebbe nascosto «una certa sorpresa per come giornali e tv hanno interpretato la lettera del Presidente della Repubblica e cioè un prender parte delle ragioni dei lavoratori contro quelle dell'azienda». In un virgolettato attribuibile a Elkann l'articolo prosegue, «Cercare e trovare soluzioni di lungo periodo di fronte alle difficoltà del momento e alle tensioni che talvolta ne derivano è l'auspicio di tutti, Fiat in testa».
Secondo la Stampa, un 'chiarimento' l'avrebbe fornito anche il capo dello Stato affermando che non aveva l'intenzione di scendere in campo a favore dell'una o dell'altra parte. Sarebbe stata registrata una «intesa assoluta» fra Quirinale e Fiat sulla necessità di fare dell'episodio il punto di partenza «per il recupero di più serene relazioni sindacali».

Il capo dello Stato ringrazia l'ad Fiat Sergio Marchionne per aver «accolto l'invito a trovare una soluzione» alla vicenda Melfi. E' quanto si legge in una nota della presidenza della Repubblica: «Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, - recita il comunicato - ha letto la dichiarazione resa dall'Ing. Marchionne dopo il discorso al meeting di Rimini e lo ringrazia per le parole con cui gli si è rivolto accogliendo l'invito a trovare una soluzione per il caso di Melfi».
«L'amministratore delegato della Fiat - continua il comunicato del Quirinale - può esser certo che anche in Italia si sa apprezzare lo straordinario sforzo compiuto per rilanciare l'azienda e proiettarla nel mondo di oggi fronteggiando l'imperativo del cambiamento che nasce dalle radicali trasformazioni in atto sul piano globale. Su questo terreno non possono sottrarsi al confronto le istituzioni e le parti sociali, nessuna esclusa».