Manovra, dopo la fiducia alla Camera vicini al traguardo
Correzione da 25 miliardi: molte le novità, ma anche i nodi irrisolti
ROMA - Con il sì della Camera alla fiducia sulla manovra, il decreto che corregge i conti italiani per circa 25 miliardi di euro si appresta a tagliare il traguardo. Domani, infatti, Montecitorio voterà il via libera definitivo al provvedimento chiesto da Bruxelles per rispettare gli impegni sul deficit e mettere al riparo l'Italia da ulteriori turbolenze finanziarie. Una manovra pesante, riconosciuta da tutti come necessaria, ma contestatissima fin dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri il 25 maggio scorso.
In trincea, in primis, i governatori che hanno protestato duramente contro i «pesanti» tagli alle Regioni, arrivando a minacciare la restituzione allo Stato di deleghe importanti, dai trasporti all'ambiente. Sul piede di guerra molte altre categorie: oltre a Province e Comuni (poi accontentate con il federalismo fiscale) anche i farmacisti, gli ambientalisti, i magistrati fino ai diplomatici e i rappresentanti della cultura. Restano anche tensioni sull'annosa vicenda delle quote-latte, la cui proroga della sospensione del pagamento delle multe ha scatenato numerose polemiche. C'è poi la questione 'sicurezza' su cui, per lenire l'impatto del congelamento degli stipendi, arriverà un ordine del giorno (appoggiato dai ministri Roberto Maroni e Ignazio La Russa) che propone al governo di non considerare ai fini del tetto una serie di indennità delle Forze Armate.
Duramente critica anche l'opposizione che ha accusato il governo di non pensare alle famiglie e ai ceti deboli e aver adottato una manovra «profondamente ingiusta e depressiva». Secondo il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, infatti, la manovra non colpisce i cosiddetti 'papaveri', come li ha definiti il titolare dell'Economia Giulio Tremonti, ma piuttosto categorie deboli come gli insegnanti, i poliziotti, gli infermieri, i vigili del fuoco e gli agricoltori.
Dal Parlamento, tuttavia, come ha sottolineato lo stesso Tremonti, la manovra esce migliorata e con i saldi invariati. Molte le novità introdotte nell'iter al Senato (e confermate alla Camera dove il testo è arrivato blindato) che si sono andate ad aggiungere a un provvedimento già corposo che dovrebbe consentire all'Italia di ridurre il deficit dal 5% del Pil del 2010 al 3,9% nel 2011 e al 2,7% nel 2011. Tra le norme di maggior peso, c'è il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici, le novità sulle pensioni, i tagli per Regioni, Province e Comuni. E ancora, la riduzione degli stipendi dei manager, dei ministeri e dei costi della politica, la stretta sull'evasione fiscale e le assicurazioni. Entrano anche le norme per la libertà d'impresa, i rincari dei pedaggi autostradali e la sanatoria di oltre 2 milioni di 'case-fantasma'.