30 luglio 2025
Aggiornato 13:30
Sacconi: «Riaprire tavolo tra le parti»

Marchionne porta la produzione in Serbia

La nuova monovolume L0 doveva essere prodotta a Mirafiori: «I sindacati italiani sono poco seri». Cgil: «Confermate le ritorsioni sui lavoratori»

ROMA - La nuova monovolume della Fiat sarà prodotta in Serbia e non a Mirafiori, perchè dopo l'esperienza di Pomigliano il Lingotto non si fida più dei sindacati italiani. Lo spiega l'amministratore delegato Sergio Marchionne in un'intervista alla Repubblica. «Se non ci fosse stato il problema Pomigliano - afferma Marchionne - la L0 (la nuova monovolume, ndr) l'avremmo prodotta in Italia». Il progetto era di destinare la produzione a Mirafiori, ma ora «a Mirafiori faremo altro, ci stiamo pensando».

INVESTIMENTO DA 1 MILIARDO - «Ci fosse stata serietà da parte del sindacato - sottolinea il top manager - il riconoscimento dell'importanza del progetto, del lavoro che stiamo facendo e degli obiettivi da raggiungere con la certezza che abbiamo in Serbia, la L0 l'avremmo prodotta a Mirafiori. Fiat - aggiunge - non può assumere rischi non necessari in merito ai suoi progetti sugli impianti italiani: dobbiamo essere in grado di produrre macchine senza incorrere in interruzioni dell'attività».
Per la Serbia, quindi, è pronto un investimento da un miliardo di euro: 400 milioni arriveranno dalla Bei, 250 dal governo serbo e il resto lo metterà il Lingotto Fiat. Si produrrà la L0, una monovolume destinata a sostituire la Multipla, la Musa e l'Idea, che oggi sono prodotte a Mirafiori.

SACCONI - «Credo che si debba quanto prima riaprire un tavolo tra le parti per discutere l'insieme del progetto Fabbrica Italia, cioè quel progetto che vuole realizzare investimenti nel nostro Paese se accompagnati da una piena autorizzazione degli impianti secondo il modello già concordato a Pomigliano». Lo ha detto il ministro del Welfare e del lavoro, Maurizio Sacconi. «Occorrono relazioni industriali cooperative. Le attività che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti».

CALDEROLI - «La Fiat in Serbia? L'ipotesi ventilata da Marchionne non sta né in cielo né in terra. Se si tratta di una battuta, magari fatta per portare a più miti consigli i sindacati, sappia che comunque non fa ridere nessuno, diversamente sappia che troveranno da parte nostra una straordinaria opposizione». Lo afferma il ministro per la Semplificazione Normativa e coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli.
«Non si può pensare di sedersi a tavola, mangiare con gli incentivi per l'auto e gli aiuti dello Stato e poi alzarsi e andarsene senza nemmeno aver pagato il conto», conclude.

BERSANI: «INTERVENGA IL GOVERNO» - Serve un «tavolo» che affronti la vicenda Fiat, l'Italia non può permettersi di affrontare un capitolo così delicato per l'economia del Paese «attraverso dichiarazioni» e sarebbe anche bene nominare finalmente «uno straccio di ministro dello Sviluppo». Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, a margine di un convegno sulle donne, parla ai giornalisti della vicenda Fiat: «Faccio io una domanda: chi è che convoca un tavolo per la Fiat? Non pretendo che sia il ministro ad interim, in tutt'altre faccende affaccendato. Lui è nel... frutteto alle prese con le mele marce!». Insomma, «chi può convochi un tavolo» e, comunque, «lo vogliamo fare uno straccio di ministro dello Sviluppo?».
«Come sistema Paese - aggiunge - non possiamo consentirci che temi di questa rilevanza siano affrontati in dichiarazioni o con scambi di battute. C'è in gioco qualcosa di sostanziale. Non avere aperto un tavolo sulle questioni poste da Fiat e sul tema dell'indotto sta portando alla dispersione di risorse industriali del Paese».

CGIL: «RITORSIONE SUI LAVORATORI» - «La scelta di spostare la produzione prevista nella stabilimento di Mirafiori in Serbia, e le motivazioni addotte, sembrano confermare una linea basata sulla ritorsione nei confronti del sindacato e dei lavoratori, in continuità con il clima determinato dai recenti licenziamenti individuali». E' quanto si legge in una nota della segreteria nazionale della Cgil che esprime «preoccupazione per la continua indeterminatezza nelle decisioni che assume la Fiat sul futuro delle produzioni negli stabilimenti italiani».
«Se così fosse - continua la nota - si continua nel paradosso che vede il più importante gruppo industriale italiano registrare, pur nella crisi, importanti performance che però stridono con la necessità di serie relazioni sindacali basate sul confronto e il rispetto reciproco. Non vorremmo - conclude la segreteria confederale Cgil - che le azioni messe in campo contro il sindacato e i lavoratori servissero per giustificare scelte più gravi di disimpegno negli stabilimenti italiani».

BONANNI: «DISCUSSIONE APERTA» - «Marchionne fermi le bocce. Occorre chiarezza su numero e modelli che si produrranno in Italia». Questo il monito del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni al numero uno della Fiat Sergio Marchionne, dopo le ultime dichiarazioni su Mirafiori.
«La Fiat - si legge in una nota - deve fare chiarezza su tutto il progetto 'Fabbrica Italia'. Per questo all'amministratore delegato, Marchionne diciamo: fermi le bocce, faccia luce sugli investimenti dell'azienda. Ed avvii una discussione aperta col sindacato, per tutti gli stabilimenti del Lingotto».
«Ma - aggiunge Bonanni - a qualche pezzo del movimento sindacale diciamo anche di smetterla con i polveroni che servono solo a produrre incertezze tra i lavoratori. Occorre che la Fiat precisi il numero e i nuovi modelli delle autovetture che intende produrre negli stabilimenti in Italia. Non aiutano in questo momento la confusione e le polemiche. Bisogna evitare di alimentare su questa delicata vicenda sindacale le strumentalizzazioni politiche che rischiano di scaricarsi sulla pelle dei lavoratori».