Pensioni: donne al lavoro ogni giorno 2 ore più dei mariti
Per Cigl, Cisl e Uil l’equiparazione a 65 anni è una ingiustizia ai danni del mondo femminile
ROMA - Sono le donne a sobbarcarsi la fatica del vivere quotidiano, dalla cura dei figli, alla spesa, agli anziani, alla casa.
Un doppio lavoro che secondo l’Istat vale quasi due ore in più di lavoro al giorno rispetto a quanto faticano mariti, fratelli o compagni.
Quando lavorano le donne guadagnano meno degli uomini e in poche assurgono a ruoli dirigenziali. Sono insieme ai giovani le nuove protagoniste del precariato, tanto è vero che pur rappresentando il 38 per cento degli occupati, raggiungono il 51 per cento dei lavoratori instabili.
A fronte delle molteplici disparità lavorative, la richiesta della Ue di equiparare a 65 anni l’età pensionabile delle donne, dalle associazioni a tutela della famiglia, ma anche da Cgil,Cisl e Uil, viene vista come l’ennesima ingiustizia ai danni del mondo femminile.
Per la Cgil la manovra del governo di centro destra, che ha sollevato il problema anni fa, è solo un modo per mettere le mani sulla pensione delle donne che dovrebbero andare in pensione allo scopo di coprire i buchi di bilancio.
«La possibilità di poter scegliere se andare in pensione a sessanta anni - spiega Giovanni Altieri, ricercatrice dell’Ires, l’istituto che da anni studia il mercato del lavoro femminile – sanciva per le donne italiane una differenza che è sotto gli occhi di tutti: un lavoro più discontinuo dovuto alla nascita e alla cura dei figli in assenza, rispetto agli altri Paesi europei, di aiuti diretti alla famiglia, di asili nido, di assistenza».
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