6 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Ventidue articoli in cento pagine

Manovra, via libera del Cdm

Da Tremonti appello alle Regioni: va gestita insieme. No di Errani: «Testo insostenibile». La bocciatura della Cgil

ROMA - Via libera del Consiglio dei ministri alla manovra economica 2011-2012. Lo si apprende da fonti di governo. La bozza approvata sarebbe di un centinaio di pagine per un totale di 22 articoli. Prima della riunione dell'esecutivo, il premier Silvio Berlusconi ha incontrato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

NO DELLA CGIL E DELLE REGIONI - In mattinata Tremonti ha illustrato la bozza prima alle autonomie locali e poi alle parti sociali, raccogliendo le perplessità dei rappresentati delle Regioni e la bocciatura della Cgil. L'entità è confermata: prevista una correzione di 12 miliardi per il primo anno e ulteriori dodici per il secondo, quindi per complessivi 24 miliardi. «Questa non è una finanziaria qualsiasi. Dobbiamo gestirla tutti insieme» ha detto il titolare dell'Economia, ammettendo che non sarà una passeggiata e che ognuno dovrà fare la propria parte per risanare i conti del Paese ed evitare il «rischio Grecia», come ha sottolineato Gianni Letta. Il ministro ha spiegato anche che il forte contrasto all'evasione fiscale sarà uno dei perni del provvedimento e che bisognerà che «il gettito effettivo sia verificato nei prossimi anni».

EPIFANI: COLPISCE LAVORATORI - Il governo ha dovuto fare i conti con l'appello del presidente Giorgio Napolitano che ha chiesto misure eque e condivise. Un punto sostanziale, che secondo il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani non è assolutamente rispettato: «Il grosso dei sacrifici lo si chiede sempre ai lavoratori, pubblici e privati e non c'e alcuna misura di sostegno a occupazione e investimenti: un reddito da un milione di euro non viene toccato, ma un lavoratore pubblico che guadagna 1.500 euro sì, così come un lavoratore privato che deve andare in pensione. Quindi è una manovra che non mantiene un profilo di equità, va cambiata in Parlamento». Quanto alla possibilità di uno sciopero generale contro la manovra, il numero uno della Cgil prende tempo: «Prima leggiamo bene il provvedimento, domani valuteremo e decideremo le iniziative da prendere», ha spiegato.

PD, IDV E REGIONI - Dure anche le prese di posizione d el leader Pd Pierluigi Bersani («La favola è finita») e del presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani: «È una manovra insostenibile per le ricadute che avrà e per i servizi ai cittadini che le Regioni devono erogare». Antonio Di Pietro vede solo una soluzione per «non finire come la Grecia»: «Chi fallisce e chi dice bugie deve andare a casa. Berlusconi ha detto che l'Italia non era in crisi e poi ha detto che la crisi l'aveva già superata, ma oggi siamo in piena anticamera della Grecia. A casa Berlusconi e il suo governo, se vogliamo salvare il Paese».