2 maggio 2024
Aggiornato 16:00
Industria automobilistica

Marchionne denuncia un «tiro al bersaglio» sulla FIAT

«Da parte di esponenti politici, sindacali e imprenditoriali». «Scajola: non ho mai partecipato». Epifani: «Unico tiro al bersaglio è sui lavoratori»

ROMA - Sulla Fiat si è concentrato un tiro al bersaglio non tanto dai giornali, ma «da esponenti politici, sindacali e anche imprenditoriali», tutte critiche che non tengono per niente conto dei grandi risultati ottenuti dall'azienda negli ultimi anni. A dirlo è l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, durante il suo intervento all'assemblea degli azionisti. Fiat non pretende di essere elogiata come ha fatto il presidente Usa Barack Obama dopo l'operazione Chrysler, ha detto Marchionne, ma vorrebbe «equilibrio e giustizia».

SCAJOLA: «NON PARTECIPO» - «Personalmente non ho mai partecipato a questo sport. Però è vero che molti politici e sindacalisti hanno con la Fiat un rapporto complesso e a volte poco razionale. La Fiat è una grande multinazionale italiana che, come dice Marchionne, ha il baricentro qui e molte alleanze internazionali». Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, non si sente fra coloro che giocano al tiro al bersaglio contro il Lingotto e, in un'intervista a La Stampa, sottolinea che «chi teme una Fiat sempre meno italiana dovrebbe darsi da fare per convincerla a restare con convenienze economiche, non con impossibili decreti o inutili anatemi».
Scajola non fa nomi ma tiene a sottolineare che «non tutti conoscono il dossier nel dettaglio e parlano senza sapere. Io invece - osserva - credo che la Fiat sia un patrimonio per l'Italia con i suoi pregi e i suoi difetti. Se non fosse stata in grado di competere, oggi non discuteremmo della chiusura di Termini ma della fine della produzione Fiat in Italia». Il ministro ricorda poi che Invitalia sta esaminando le 18 proposte arrivate per Termini Imerese ed entro qualche settimana verrà lanciato l'invito internazionale «perchè - sottolinea - vogliamo raccoglierne anche altre».

EPIFANI - «L'unico tiro al bersaglio che vedo è quello sui lavoratori. E i lavoratori non possono essere oggetto di un tiro al bersaglio». Così il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a margine di un convegno in memoria di Ezio Tarantelli, commenta le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne.