5 maggio 2024
Aggiornato 20:30
Olivicoltura

Olio d’oliva: produttori in drammatica emergenza

CIA: «Costi alle stelle e prezzi in caduta libera. Mercati invasi da prodotti esteri. Serve subito il Piano olivicolo nazionale»

ROMA - Crollo dei prezzi, costi produttivi, contributivi e burocratici sempre più insostenibili, redditi falcidiati, produzione in netta discesa, mercati invasi da prodotti stranieri. Per il settore olivicolo è ormai una situazione drammatica. Se non si interviene in maniera adeguata, molte aziende rischiano di chiudere. Serve, quindi, l’approvazione in tempi rapidissimi del Piano nazionale che è stato presentato più di un anno fa, ma di cui al momento non c’è traccia. Sono questi gli aspetti più significativi analizzati ed evidenziati nel corso della riunione, svoltasi a Roma, del Gruppo di interesse economico (Gie) del comparto olivicolo della Cia-Confederazione italiana agricoltori.

Siamo, insomma, in presenza di una crisi profonda che non ha precedenti negli ultimi trent’anni. La nostra olivicoltura, tipica, di qualità e vero fiore all’occhiello del «made in Italy», rischia di piombare nel baratro se non si mettono in atto una serie di interventi che diano reali sostegni ai produttori che oggi hanno bisogno più che mai di certezze per poter operare sul mercato. Da qui l’appello del Gie olivicolo della Cia affinché si faccia partire subito il Piano nazionale di settore. Servono, infatti, una strategia ed un progetto per affrontare i problemi che condizionano pesantemente le imprese e per dare le risposte più opportune alle diverse realtà olivicole del Paese. Un Piano che consenta di promuovere e valorizzare l’olio italiano, prevedendo anche accordi di filiera con la grande distribuzione.

Occorre sviluppare un’azione attraverso la quale -è stato ribadito dal Gie della Cia- mirare, con opportuni strumenti, all’obiettivo della competitività e dello sviluppo, senza, tuttavia, trascurare il valore ambientale e paesaggistico della secolare olivicoltura nei vari territori.
L’olivicoltura, al pari degli altri comparti agricoli, sta, dunque, vivendo un momento difficile, di piena emergenza. A condizionare il mercato -è stato rimarcato durante la riunione del Gie della Cia- sono i bassi prezzi pagati ai produttori, sia per le olive che per l’olio. Anche a causa di una produzione abbondante in paesi concorrenti come Spagna, Tunisia e Grecia, le quotazioni sono scese in maniera drastica. Ad aggravare lo scenario ci sono poi i pesanti costi produttivi, contributivi e burocratici che nella passata campagna, in alcune zone, non hanno permesso la raccolta, perché non remunerativa e addirittura in perdita.

L’altro pressante problema -è stato ribadito del Gie della Cia- è quello dell’invasione dall’estero di oli e olive, che la reiterata autorizzazione della procedura comunitaria di Traffico di perfezionamento attivo (Tpa), può ulteriormente aggravare. E’ vero che l’etichettatura d’origine rappresenta uno strumento importante per tutelare sia i consumatori che i nostri produttori, ma è altrettanto vero che sui mercati si continua a trovare olio straniero sempre più in abbondanza, di scarsissima qualità e a prezzi stracciati. Su tre bottiglie due sono di olio estero.

Ecco perché -ha fatto presente il Gie della Cia- è indispensabile sviluppare un progetto che salvaguardi e valorizzi un settore portante dell’agricoltura italiana. Senza di esso, infatti, il nostro Paese rischia di perdere il primato di secondo produttore europeo di olio di oliva scendendo al di sotto di una produzione di 500.000 tonnellate l’anno.