28 agosto 2025
Aggiornato 03:30
Le stime della Camera di Commercio

A Ferrara la ripresa è «rinviata»

Brusca la discesa delle piccole imprese e dell’artigianato. Ancora in calo produzione, fatturato e ordinativi

FERRARA - L'»Azienda Ferrara» perde colpi nell'ultimo trimestre 2009 e comincia il 2010 con un consistente e preoccupante calo di produzione, fatturato e ordinativi. Nell'ultimo scorcio dell'anno, infatti, sono state ancora una volta disattese le aspettative di un pur limitato recupero congiunturale, presumibilmente rinviato alla seconda metà del 2010. Lo «scenario» complessivo evidenzia nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2009 una conferma di valori negativi per molti indicatori congiunturali, cui si aggiunge il proseguimento di un ricorso molto ampio all’integrazione salariale, soprattutto straordinaria. Una dinamica, questa, che è andata ulteriormente accentuandosi nei primi 2 mesi del 2010. Ferrara, è la seconda provincia in regione, dopo Bologna, per monte-ore assoluto di CIGS autorizzate (anche se non tutte poi vengono utilizzate), per quanto esse siano distribuite su un numero più ridotto di imprese. Di conseguenza, le ore autorizzate per azienda sono il triplo del dato medio regionale, mentre quelle per lavoratore sono allineate al valore medio dell’Emilia-Romagna.

E' quanto emerge dall'indagine trimestrale sulle imprese realizzata dall’Osservatorio dell’economia della Camera di Commercio di Ferrara (che, come è noto, si avvale dell’apporto dei componenti di Enti locali, Università di Ferrara, Banca d’Italia, Casse di Risparmio di Ferrara e di Cento, SIPRO, C.I.A, Coldiretti, Confagricoltura, C.N.A., Confartigianato, Ascom, Confesercenti, Confcooperative, Copagri, Legacoop e Unindustria, in sinergia con Unioncamere Emilia-Romagna) arricchita, per l’occasione, dagli interventi dei direttori di tutte le associazioni territoriali di categoria.

La profondità della crisi e la sua imprevedibile durata, sottolinea la Camera di Commercio, si rilevano in modo evidente anche dai dati relativi al tessuto imprenditoriale. Infatti, nei dodici mesi passati il bilancio tra iscrizioni e cessazioni ha fatto segnare un saldo negativo di 275 unità, più accentuato rispetto a quello dell’anno precedente. Inoltre, a differenza di quanto si era verificato l’anno precedente, nel 2009 anche le imprese attive hanno subito una contrazione (-1,5%). Un dato positivo proviene, semmai, dall’aumento fatto registrare dalle unità locali di imprese extra-provinciali (mentre quelle di imprese con sede nella provincia di Ferrara, viceversa, sono diminuite): esse sono infatti cresciute del 3,4% per la prima unità locale, e dell’1,0% per le successive unità locali. All’inizio di marzo le imprese attive erano 34.286, con un ulteriore calo percentuale del -1,3% rispetto allo scorso dicembre, da rilevare però che in questi primi mesi si concentra la maggior parte delle cancellazioni.

«Non si può peraltro trascurare – secondo il Presidente della Camera di Commercio di Ferrara Carlo Alberto Roncarati – che accanto alle indicazioni negative, sembrano anche delinearsi alcuni segnali, per quanto timidi, di uscita dalla fase più negativa della crisi. Due in particolare: il rallentamento negli ultimi mesi del 2009 nella caduta delle esportazioni, un fenomeno rilevato sia a livello campionario che sull’universo delle imprese ferraresi. E poi la conferma, per di più rafforzata rispetto alle indicazioni dei mesi precedenti, delle attese di miglioramento del trend nel comparto della meccanica e dei mezzi di trasporto, «volano» fondamentale per la ripresa della produzione e dell’export nella provincia.»

Secondo l’indagine condotta dall’Ente di Largo Castello sulle imprese del settore manifatturiero, soltanto l’andamento dell’export ha mostrato qualche lieve segnale di schiarita, o meglio di rallentamento della caduta, che però non ha riguardato le piccole imprese e l’artigianato. Sono state, insomma, le medie imprese a «fiutare» una possibile e prossima ripresa delle esportazioni (anche grazie all’indebolimento dell’euro sul dollaro) e, quindi, a prevedere ordini in (moderato) aumento. Il dato relativo all’universo delle imprese esportatrici, di fonte Istat, ha registrato un leggero rallentamento della variazione negativa (analogamente, del resto, a tutte le province della regione, con l’eccezione di Piacenza), la caduta su base annua si è attestata sul -32,0%. L’andamento peggiore sui mercati esteri è spettato anche nel 2009 ai mezzi di trasporto e relativa componentistica (-59,1%) pur con un buon recupero nel corso del quarto trimestre: costituiscono da soli circa un quinto del nostro export (in continuo ridimensionamento sul totale).

Anche se prudenza e moderazione sono le parole chiave usate dagli imprenditori nel prevedere gli andamenti del 1° trimestre dell’anno, occorre però rilevare che ammonta a +3 il saldo complessivo tra aspettative di crescita e di diminuzione della produzione, mentre ancora negativo è quello riferito al fatturato (-1). Ma è guardando alle differenti attese delle imprese rispetto alle dimensioni che si colgono i tempi differenti della ripresa economica. Se per le aziende con meno di 10 dipendenti, infatti, il saldo tra previsioni di crescita e di diminuzione della produzione e del fatturato è negativo, per quelle con oltre 10 è positivo. In particolare è il settore della meccanica e dell’automotive a segnare il saldo positivo più elevato.

Piuttosto critico anche l’andamento del settore creditizio, che evidenzia su base annua una contrazione dei prestiti bancari, cioè dei finanziamenti erogati al settore produttivo (al netto delle sofferenze), con un trend peraltro molto omogeneo a quello regionale. Rispetto al 2008, i prestiti sono infatti diminuiti del 3,8%, senza peraltro mostrare sensibili differenziazioni - come invece in ambito nazionale si è verificato a scapito delle imprese maggiori - tra i finanziamenti erogati alle imprese con meno di 20 addetti (-3,5%) e a quelle con più di 20 addetti (-4,0%).
E’ contemporaneamente aumentata la raccolta bancaria, che su base annua ha fatto registrare una crescita del 9,6%, in buona parte concentratasi negli ultimi 4 mesi del 2009. Sono però aumentate anche le sofferenze (+25,1% complessivamente). Il dato più preoccupante riguarda peraltro l’aumento del flusso di nuove sofferenze rettificate (quelle cioè rapportate allo stock di prestiti non in sofferenza: in buona parte si tratta di crediti inesigibili), indicative di un peggioramento della qualità complessiva del credito, che nella nostra provincia appare più marcato che negli altri ambiti territoriali, e che ha riguardato – per tale indicatore - più le imprese che le famiglie.