19 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Gli editori contro la Gelmini

Cambia il liceo, i programmi non ci sono

Jacomuzzi (Sei) a Repubblica: «Impossibile predisporre libri di testo accurati in tempo. Stampiamo alla cieca»

ROMA - Gli editori italiani di libri scolastici sono nel caos perchè dopo il varo della riforma della scuola superiore da parte del ministro Mariastella Gelmini non sono stati ancora definiti i programmi rendendo impossibile predisporre libri di testo accurati in tempo per l'inizio del prossimo anno scolastico. Se ne occupa La Repubblica in un articolo di prima pagina «Stiamo andando sul trapezio senza rete».

Ulisse Jacomuzzi, che di mestiere stampa libri scolastici attraverso la sua Sei e che è anche presidente del gruppo degli editori del settore, usa una metafora. Lui e i suoi colleghi hanno dovuto giocare d'azzardo sul prossimo anno scolastico. Perché i testi dei ragazzi che, a settembre, faranno prima superiore li hanno preparati alla cieca: il riordino della secondaria di secondo grado è partito, gli istituti stanno raccogliendo le iscrizioni, ma cosa dovranno effettivamente studiare gli alunni ancora non si sa, perché i programmi dell'anno prossimo paiono essersi persi nei meandri del ministero dell'Istruzione.

«Prima ci hanno detto che erano pronti a metà ottobre, poi a fine ottobre, poi a novembre. Ora siamo a metà marzo e ancora non ne sappiamo nulla», spiega a Repubblica Michele Lessona, presidente di De Agostini Scuola. Solo ieri sono uscite le bozze delle indicazioni nazionali per il sistema dei licei, che saranno oggetto di una vasta consultazione e poi verranno riesaminati - eventualmente corretti - da un'apposita commissione per la redazione definitiva.

Eppure i libri scolastici hanno bisogno di tempo per essere pensati, scritti, impaginati e stampati in tempo per finire a maggio nelle mani dei professori che decideranno se adottarli o meno. Gli editori hanno dovuto prepararli in autunno e poi giocare d'astuzia. Orecchie dritte per captare indiscrezioni provenienti da viale Trastevere, giri di telefonate tra colleghi. Marco Griffa, amministratore delegato della Loescher, ha puntato sull'interpretazione dei quadri orari: «Alcuni sembravano ispirati alla riforma Moratti, altri al periodo Fioroni, così abbiamo seguito un po' le indicazioni dell'epoca. Ma il rischio industriale non è indifferente».

Il motivo lo spiega il presidente Jacomuzzi: «Se prima nel biennio c'erano tre ore di fisica e da settembre ne restano solo due, è chiaro che i programmi cambiano. Su alcune materie, come l'italiano, è presumibile che le nostre proposte possano funzionare, sulle materie scientifiche no. Così ognuno si è attrezzato. Ora noi i libri li stiamo pubblicando, ma quanto saranno effettivamente aderenti alle esigenze dei docenti resta da verificare».