Edilizia, non decolla il piano casa
Il rapporto dell'Ance fotografa una «giungla» leggi regionali e comunali
ROMA - Stenta a decollare il piano casa per il rilancio dell'edilizia. Ad un anno circa dal varo delle linee guida governative, il progetto che doveva mettere in moto investimenti per 59 miliardi di euro è fermo al palo in balia della burocrazia locale. Una sorta di «federalismo edilizio», tra leggi regionali e normative comunali, ha di fatto prodotto un quadro talmente variegato da risultare disomogeneo anche all'interno di una stessa Regione. E il decreto di semplificazione amministrativa, promesso dal governo per spianare la strada agli interventi di ampliamento, demolizione e ricostruzione delle abitazioni e degli edifici, non è ancora arrivato.
UNA «GIUNGLA» - Molte leggi regionali hanno previsto la possibilità per i Comuni di delimitare o addirittura escludere l'ambito di applicazione degli interventi in relazione a determinati ambiti o immobili dei rispettivi territori sulla base di motivate esigenze di carattere urbanistico, paesaggistico ambientale o architettonico. E la fotografia della «giungla» di regole poste dai Comuni emerge chiaramente da un rapporto dell'Ance (Associazione nazionale costruttori edili). In Veneto, ad esempio, la possibilità di cumulare le premialità riconosciute dalla legge regionale con quelle eventualmente previste dai singoli strumenti urbanistici generali non è ammessa a Conegliano mentre lo è nel comune di Thiene. Altri comuni della Regione, invece, non hanno previsto espressamente nulla al riguardo.
Singolare, in Emilia Romagna, il caso di Parma dove per gli ampliamenti nelle case a schiera è necessario l'assenso scritto dei vicini e, se si aumenta il numero delle unità immobiliari, bisogna destinarle per almeno 10 anni all'affitto a «canone calmierato».