Gli italiani i più vessati dalla burocrazia fiscale
Contribuenti.it: «Ogni anno in Italia vengono emanate 62.500 nuove norme tributarie»
ROMA - «Ogni anno in Italia vengono emanate 62.500 nuove norme tributarie» E' questo il calcolo effettuato da KRLS Network of Business Ethics per conto di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani, un dato «che fa balzare l'Italia al primo posto in Europa nella classifica della burocrazia fiscale».
KRLS Network of Business Ethics è arrivato a questo risultato contando per difetto tutte le norme tributarie, circolari ministeriali, risoluzioni e direttive emesse ogni anno in Italia.
«E' impossibile per una impresa straniera con stabilimenti nel bel Paese pianificare le imposte in Italia», afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani «Il fisco italiano cambia le regole del gioco più volte nel corso dello stesso esercizio finanziario mettendo in seria difficoltà coloro che vogliono adempiere agli obblighi fiscali».
«Dalla elaborazione dei dati - osserva Carlomagno - emerge che la normativa fiscale in Italia nell'ultimo anno è cresciuta più del doppio rispetto agli altri paesi europei».
Lo studio mette in evidenza che «il fisco lunare italiano» costa 18,3 miliardi all'anno ai contribuenti titolari di partita iva (artigiani, liberi professionisti e le PMI). Una «tassa occulta» di 4.945 euro l'anno.
L'indagine dell'Associazione Contribuenti Italiani ha preso in considerazione tutti i costi per la compilazione della dichiarazione dei redditi, IVA e sostituti d'imposta, degli studi di settore, del calcolo del redditometro, del disbrigo delle pratiche fiscali, del costo per l'acquisto dei software fiscali, della tenuta della contabilita', della trasmissione telematica, della gestione dei crediti fiscali e degli avvisi bonari, delle istanze in autotutela, del contenzioso tributario, degli adempimenti per la privacy e per l'antiriciclaggio e della formazione del personale per gli adempimenti in materia contabile e fiscale.
La burocrazia fiscale costa cara ai contribuenti italiani specialmente se messa a confronto con quella europea.
Ogni contribuente italiano per esercitare una attività economica ha pagato una «tassa occulta», nel 2009, di 4.945 euro all'anno, contro i 1.320 euro dei francesi, i 1.290 euro dei britannici, i 1.210 euro dei tedeschi, i 1.180 euro degli spagnoli, i 1.080 euro degli olandesi ed i 850 euro degli svedesi.
Inoltre, nel 2010 sono previsti aumenti del 4%, rispetto al 2009, a causa di ulteriori adempimenti fiscali previsti dall'Amministrazione finanziaria, mentre la qualità dei servizi è diminuita del 18%.
La «tassa occulta» della burocrazia fiscale incide sulle aziende in maniera inversamente proporzionale alla grandezza della stessa Per le micro imprese, quelle con meno di 5 dipendenti, costa mediamente l'8,5% del fatturato, per le piccole imprese, con meno di 50 addetti, il 7,4%, mentre le medie, con meno di 250 addetti, il 6,8%.
La classifica del peso della burocrazia fiscale, non avvantaggia le micro imprese neppure quando si parla di numero di adempimenti medi eseguiti ogni anno.
Si va cosi' dagli 9,3 adempimenti per addetto per le micro imprese, ai 5,2 per le piccole imprese fino ai 2,4 adempimenti per addetto per le medie imprese.
L'indagine di Contribuenti.it ha analizzato anche il tempo richiesto dalla burocrazia fiscale, sottratto alla produzione.
In media, si perdono 94 ore, pari a dodici giornate lavorative, per ciascun addetto, nelle micro aziende, per scendere a 81 ore, pari a 10 giornate, per ciascun addetto, per le piccole aziende, a 74 ore, pari a 9 giorni, per ciascun addetto, per le medie imprese.
Per riportare l'Italia in Europa, serve - secondo l'Associazione Contribuenti Italiani - una vera riforma fiscale italiana che deve passare attraverso la semplificazione del fisco con la reintroduzione del concordato preventivo fiscale, già sperimentato in Italia nel biennio 2003/4, che ha dato ottimi frutti, l'esonero dall'emissione dello scontrino fiscale, della tenuta della contabilità e la delega ai Commercialisti dei poteri di accertamento, oggi in capo all'Amministrazione finanziaria, per tutte le imprese già soggette agli studi di settore.
«L'inefficienza della amministrazione finanziaria, l'applicazione spesso cervellotica di leggi, circolari e regolamenti vari - conclude Carlomagno - richiede una svolta epocale. I Commercialisti debbono diventare i Notai delle aziende soggette agli studi di settore, con delega dei poteri di accertamento, lasciando all'Amministrazione finanziaria il compito redigere il concordato preventivo stabilendo le imposte da pagare nel biennio successivo. Saranno poi i Commercialisti, con la certificazione tributaria, ad attestare il regolare assolvimento delle imposte da parte delle aziende, senza la quale non sarà più possibile accedere ai finanziamenti agevolati o a prestiti bancari. Serve una seria riforma fiscale incentrata sulla tax compliance, come avviene da tempo nei principali paesi europei ed un rapporto piu' equo tra fisco e contribuente».
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