Fabbriche Fiat chiuse 14 giorni. Governo e sindacati attaccano
Scajola: «decisione inopportuna». Bonanni: «ricatto». Male in Borsa
ROMA - Fiat sotto fuoco incrociato di governo e sindacati dopo la decisione applicare due settimane di cassa integrazione in tutti gli stabilimenti in Italia. La decisione legata al crollo degli ordinativi nel mese di gennaio, dovuto a sua volta al venir meno degli incentivi all'auto, giunge a due giorni dalla riunione del tavolo per Termini Imerese, convocato per venerdì al ministero dello Sviluppo economico. Il ministro Claudio Scajola ha definito «non opportuna» la mossa della Fiat, che è stata bocciata anche dal titolare del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui è una «decisione a freddo che interrompe in qualche modo il filo del dialogo sociale».
Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha parlato di ricatto: «E' singolare che ci vediamo con la Fiat prima di Natale e tra un incontro e l'altro ci fa trovare 30 mila cassa integrati. E' un modo singolare di procedere, qualcuno lo chiamerebbe ricatto». Intanto i 38 operai della Fiat auto di Pomigliano d'Arco, il cui contratto, scaduto a fine anno, non è stato rinnovato stanno bloccando alcune strade cittadine ed impedendo la circolazione.
Intanto torna a cadere in piazza Affari il titolo Fiat. Il Lingotto è al momento in fondo al listino principale con una perdita del 3% a 9,1 euro mentre l'indice Ftse It All scende dell'1,2%.
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