Bonanni alla Cgil: errore proclamare sciopero in campagna elettorale
«Grazie all'insistenza della Cisl la riforma fiscale è diventata la questione centrale nel dibattito nazionale»
ROMA - «Ognuno è libero di fare quello che ritiene di fare. Ma noi pensiamo che sia un errore proclamare uno sciopero durante la campagna elettorale. Questo fatto rischia di portare acqua al mulino di quelli che non vogliono la riforma fiscale». Lo ha detto il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni nel corso del Comitato Esecutivo della Cisl a Firenze, riferendosi alla decisione della Cgil di indire uno sciopero generale per il 12 marzo.
«Grazie all'insistenza della Cisl - ha aggiunto Bonanni - la riforma fiscale è diventata la questione centrale nel dibattito nazionale. Siamo stati noi a lanciare questo tema nel corso dell'ultimo congresso nazionale della Cisl. Ma ora bisogna stare attenti a non farla diventare solo un terreno di scontro politico durante la campagna elettorale». Per Bonanni «la riforma fiscale non è un contratto. E' la riforma istituzionale più importante perché il fisco è lo strumento per regolare il rapporto tra stato e cittadini e tra cittadini e politica. Ecco perché bisogna ricercare le giuste alleanze nella politica e nella società civile, attraverso una 'consulta' tra sindacati, imprese e istituzioni per spingere tutti insieme il Governo ed il Parlamento ad abbassare le aliquote, spostando la tassazione dai redditi ai consumi, al netto di stipendi e pensioni, e con un forte sostegno alle famiglie a medio e basso reddito».
Noi riteniamo - ha spiegato ancora il leader della Cisl - che «sia pericoloso confondere l'azione del sindacato con quella dei partiti. Questo è modo un po' velleitario di fare sindacato. Non sono le lotte in sé che garantiscono i risultati. Occorre realismo, senso di responsabilità e grande capacità di costruire un ampio consenso nella società». Per questo - ha concluso - «la Cisl continuerà nella sua azione di forte pressione per una vera riforma fiscale, sia a livello nazionale, sia a livello locale, costruendo le necessarie alleanze e scoraggiare tutte le azioni che possono ritardare questo processo. Uno sciopero in campagna elettorale può solo estremizzare le posizioni, dividere più che unire e dare fiato a chi nel governo e tra le forze politiche vuole lasciare le cose come stanno».
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