28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Telecomunicazioni

Voci su Telco a Telefonica, i soci italiani smentiscono

L'ipotesi ha subito messo le ali in Borsa al titolo Telecom. Slc-Cgil: l'eventuale controllo spagnola sarebbe «positivo»

MILANO - Telecom Italia e i suoi azionisti riuniti in Telco sotto i riflettori oggi a Piazza Affari sul susseguirsi di voci e smentite di rivoluzioni nell'assetto azionario della holding che controlla il gruppo telefonico. Voci che peraltro si rincorrono fin dalla costituzione di Telco stessa con l'ingresso di Telefonica nell'azionariato di Telecom, più volte additata come preda delle mire spagnole. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano MF, gli azionisti italiani di Telco (Generali, Mediobanca, Intesa Sanpaolo) avrebbero optato, nel corso di incontri decisivi avvenuti poco prima di Natale, per una loro uscita dalla holding, cedendo i rispettivi pacchetti azionari a Telefonica, già primo socio di Telco. In questo modo l'intera partecipazione di Telco - che dopo il recente addio dei Benetton controlla il 22,45% di Telecom - finirebbe in mani spagnole, senza quindi alcuna necessità per Telefonica di lanciare un'Opa sul gruppo guidato da Franco Bernabè.

L'ipotesi ha subito messo le ali in Borsa al titolo Telecom, che in avvio di seduta è arrivato a toccare quota 1,118 euro, mettendo a segno la miglior performance tra le blue chip di Piazza Affari. Secondo MF, l'operazione prevederebbe infatti una valutazione di Telecom fino a 2,6 euro per azione, un valore ben superiore alle attuali quotazioni di mercato e corrispondente al valore iscritto a bilancio da Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo all'inizio dell'avventura in Telecom. In mattinata è arrivato da Madrid un laconico «no comment» di Telefonica, mentre intorno alle 13.00, su richiesta della Consob, è giunto un comunicato stringato di Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo che bollava come «priva di qualsiasi fondamento» la notizia riportata da MF. A stretto giro è arrivata la replica di MF, che confermava la validità del contenuto dell'articolo: «Anche questa mattina fonti autorevoli ai vertici delle tre istituzioni - ha sottolineato il quotidiano del gruppo Class - hanno ribadito che si tratta di ipotesi molto concreta sebbene allo stato ancora definibile 'posizione negoziale in attesa di capire la volontà del governo in materia di telecomunicazioni'».

Complice anche il clima vacanziero, non c'è stata finora alcuna presa di posizione alla notizia da parte di esponenti del governo, ma questi più volte in passato hanno difeso l'italianità della rete, esprimendo timori sulla presenza «ingombrante» di Telefonica che influirebbe negativamente sulla crescita all'estero del gruppo italiano. Timori espressi ripetutamente anche da Asati, l'associazione che raccoglie i piccoli azionisti Telecom, nonchè da Marco Fossati, azionista con il 5% del gruppo telefonico. Se l'eventuale via libera all'acquisto di Telefonica del pacchetto italiano di Telco dovesse essere condizionato alla clausola che la rete resti «italiana», l'ipotesi del controllo da parte degli spagnoli di Telco potrebbe essere non così irrealistica, alla luce anche delle recenti «conquiste» italiane in terra iberica. Come l'operazione Enel-Endesa o il fresco acquisto da parte del gruppo Mediaset dell'emittente televisiva spagnola Cuatro e del suo ingresso, a fianco proprio di Telefonica, nel capitale di Digital Plus, la piattaforma televisiva a pagamento del gruppo Prisa.

L'ipotesi di una Telco tutta spagnola non dispiace a una parte dei sindacati: pur premettendo che Telecom dovrebbe stare in «solide mani italiane», secondo il segretario generale della Slc-Cgil, Emilio Miceli, un eventuale controllo totale di Telco da parte di Telefonica sarebbe «positivo» soprattutto in un'ottica di rafforzamento industriale dell'assetto proprietario. «Abbiamo bisogno di un'azienda governata da un punto di vista delle dinamiche industriali, un'azienda che abbia un'ossatura proprietaria prettamente industriale», spiega Miceli. Più scettiche invece la Fistel-Cisl, secondo cui l'italianità è un valore che «va marcato», e la Uilcom, per cui Telefonica è un «problema».

Telco controlla il 22,45% del capitale di Telecom ed è a sua volta partecipata da Telefonica per il 46,1%, da Generali per 30,5% e da Mediobanca e Intesa Sanpaolo per l'11,6% ciascuno. Lo scorso 28 ottobre il patto di sindacato è stato rinnovato senza la Sintonia della famiglia Benetton che ha preferito fare un passo indietro, chiudendo, dopo otto anni, l'avventura nelle tlc iniziata nel 2001 assieme alla Pirelli di Marco Tronchetti Provera. Telefonica, Generali, Intesa Sanpaolo e Mediobanca hanno invece rinnovato l'accordo, in scadenza il prossimo aprile, per altri tre anni, fino al 27 aprile 2013, prevedendo una finestra d'uscita anticipata a metà del cammino, nel 2011. Se rivoluzioni nell'azionariato non saranno imminenti, riferiscono fonti finanziarie, in questi primi mesi dell'anno potrebbero arrivare comunque «novità» per il gruppo telefonico.