27 aprile 2024
Aggiornato 02:30
La casa automobilistica torinese presenta il piano industriale

Fiat, è il giorno di Marchionne

Incontro a Palazzo Chigi. Scajola torna a far pressing sul Lingotto: «l'azienda deve aumentare la produzione in Italia». Lavoratori in piazza

ROMA - Si alzerà oggi il sipario sul piano industriale della Fiat per gli stabilimenti italiani. A Palazzo Chigi, l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, illustrerà le strategie dell'azienda automobilistica ai rappresentanti del governo, ai sindacati e ai vertici delle regioni interessate. In piazza, invece, manifesteranno i lavoratori del gruppo: particolarmente numerose saranno le delegazioni provenienti dagli stabilimenti Fiat Auto di Termini Imerese, Pomigliano d'Arco, Arese e della Fma di Pratola Serra.

SCAJOLA IN PRESSING - Proprio il destino dello stabilimento siciliano di Termini, dove dovrebbe cessare la produzione di auto, resta uno dei principali nodi da sciogliere. Ma sul tavolo ci sono anche la salvaguardia occupazionale e produttiva italiana, le alleanze straniere e il capitolo incentivi. Alla vigilia dell'incontro il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, è tornato a fare pressing sul Lingotto per un «forte aumento della produzione auto in Italia». Del resto «oggi - ha affermato il ministro ieri- produciamo un terzo delle auto che immatricoliamo mentre altri Paesi europei come Germania, Francia, Spagna, immatricolano meno auto di quelle che producono. Ci auguriamo un forte impegno da parte di Fiat che cresce nel mondo a crescere anche in Italia». Un ragionamento sostanzialmente in linea con quello dei sindacati che chiedono garanzie per i lavoratori italiani.

SINDACATI PREOCCUPATI - Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, se Fiat «dà garanzie di mantenimento dei posti di lavoro su basi fondate ed equilibrate, noi saremo d'accordo a che lo Stato dia soldi. Diversamente se l'azienda intende attenersi soltanto a criteri di mercato, benissimo, ma lo faccia con soldi suoi». Preoccupato per il futuro degli stabilimenti italiani anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che nei giorni scorsi aveva sottolineato: «mi preoccupa se quest'azienda diventa sempre più, di testa e di cuore, statunitense». Sulla stessa lunghezza d'onda il numero uno della Uil, Luigi Angeletti, che nei giorni scorsi aveva avvertito: «noi compriamo auto in misura tre volte superiore a quante ne produciamo e siamo l'unico Paese occidentale dove questo avviene. Allora questo è il problema». Dunque «in Italia non c'è eccesso di capacità produttiva».