5 maggio 2024
Aggiornato 00:00
Una vittoria del movimento spontaneo delle Pmi: «Imprese che resistono»

La Regione Piemonte concede una moratoria sui prestiti pubblici

Questa sera 300 piccoli industriali annunceranno a Moretta (Cuneo) nuove iniziative di lotta

TORINO - Prima vittoria degli «imprese che resistono»: questa mattina la Regione Piemonte, nel corso di un tavolo tecnico con i piccoli industriali, ha accettato di concedere una moratoria di un anno anche per la restituzione dei finanziamenti pubblici.
Le «imprese che resistono» sono un movimento spontaneo nato nel giugno scorso per iniziativa di Luca Peotta, un piccolo industriale piemontese. Dopo la manifestazione silenziosa di Roma ed altre iniziative «Imprese che resistono» è cresciuta e ha raggiunto l’adesione di circa mille imprese sparse su tutto il territorio nazionale, fino alla Sicilia.
Ora bisognerà vedere dopo la decisone presa dal Piemonte come si comporteranno le altre Regioni italiane. In ballo ci sono prestiti, leasing, mutui erogati in parte o completamente dalle casse pubbliche.

La Regione Piemonte ha anche accettato di estendere i benefici pubblici oltre che alla cassa integrazione straordinaria anche a quella ordinaria.
«E’un successo che conferma la validità della nostra azione» è stato il primo commento di Luca Poetto, titolare di una azienda che produce forni industriali.
La scelta della Regione, anche se è tutta da verificare la possibilità che sia estesa al resto del Paese rischiara il clima di attesa per la riunione prevista per stasera a Moretta, in provincia di Cuneo, dove sono attesi 300 imprenditori di questo movimento spontaneo per decidere le prossime mosse per farsi sentire dalle istituzioni.

«Questa sera abbiamo in cantiere un’idea che farà scalpore - ha annunciato al Diario del Web, Luca Poetto.
Il leader delle «Imprese che resistono» esclude che si tratti di una nuova forma di protesta, ma aggiunge: «Noi stiamo lavorando per aiutare il sistema a lavorare meglio: sono sicuro che dovranno pensarci prima dirci di no».
Poetta, anticipa però, che anche i commercianti sono sul piede di guerra e stanno maturando iniziative spontanee. Una di queste potrebbe essere nel prossimo periodo natalizio esporre un lumicino fuori dei loro esercizi.
«Tutto questo fermento dimostra certamente una cosa: che le associazioni di categoria finora non hanno fatto il loro dovere come avrebbero dovuto. Ciò non toglie che noi di «imprese che resistono» escludiamo fin d’ora di volerci costituire in associazione», precisa l’industriale piemontese.

«MANCA IL LAVORO» - Alla domanda su come dal suo osservatorio giudica l’entità della crisi, Poetto risponde senza esitazioni: »Il problema è che manca il lavoro. Altro che dire che abbiamo lasciato la crisi alle nostre spalle. Si farebbe più bella figura dire che bisogna resistere perché siamo ancora in mezzo alla tempesta – poi Poetto aggiunge- Le espongo un esempio personale: per necessità di azienda dovrei cambiare un carrello elevatore. Con la » Tremonti ter» , invece di pagarlo 50 mila euro, mi potrebbe venire a costare 25 mila euro. Ma che me ne faccio, se rischio di chiudere fra qualche mese? Inoltre quei 25 mila euro mi servono per pagare l’acconto fiscale di novembre. Perché se ci mettiamo anche a ritardare pagamenti lo Stato finisce ancora di più nei casini e noi con lui.
Con quel debito pubblico che abbiamo e con la spada di Damocle di un risvegliarsi dei tassi di interessi rischia modi fare la fine dell’Argentina»