Cisl Fp, iniziative per salvare la Sanità Lazio
Il sindacato denuncia: «Basta all’immobilismo che danneggia lavoratori e cittadini»
ROMA - Le federazioni della Cisl Fp di Roma e del Lazio lanciano l’appello per salvare un sistema sanitario regionale che appare oggi allo sbando. Il direttivo delle due federazioni, riunito insieme a tutti i delegati e rappresentanti sindacali degli ospedali e delle strutture sanitarie della regione, ha presentato infatti le iniziative dirette a lavoratori, cittadini e istituzioni, per cercare di mettere fine a una situazione che rischia di diventare esplosiva. E rilanciare concretamente la qualità dei servizi, la sostenibilità dei costi e i posti di lavoro in un settore che impiega oltre 75 mila persone.
«La sanità del Lazio versa in condizioni drammatiche: malgrado i tentativi di programmazione, il debito sanitario continua a crescere, siamo a 1,6 miliardi di euro, i posti di lavoro vengono tagliati e di conseguenza i servizi all’utenza continuano a diminuire e a peggiorare», ha denunciato la Cisl Fp per bocca di Luigi Casarin, segretario generale della CISL FP del Lazio, e Mauro Giuliattini, segretario reggente della Cisl Fp Roma.
«La gestione fallimentare del piano di rientro dei debiti ha causato solo danni. Il settore privato, che nel Lazio conta il 36% dei posti letto regionali e il 28% del bilancio sanitario, sta pagando il prezzo più alto in termini di licenziamenti e riduzione delle prestazioni. Ma anche in termini di mancato rinnovo del contratto visto che per i settori Aiop e Aris (20mila lavoratori nella regione) è fermo da 46 mesi, e visto che la chiusura alla trattativa Aiop nel Lazio blocca il rinnovo in tutto il Paese», hanno detto ancora i due segretari. Che hanno denunciato una situazione fortemente problematica anche nel settore pubblico: «Il blocco del turnover e il mancato rinnovo dei contratti a termine causa un saldo netto negativo dei posti di lavoro, mentre il raddoppio dei turni non rappresenta una soluzione sostenibile né per le condizioni di lavoro dei professionisti sanitari né per le prestazioni agli utenti. Inoltre la mancata convocazione del tavolo per la contrattazione integrativa rischia di vanificare ogni ipotesi di miglioramento».
Il sindacato chiede risposte convincenti e lancia l’allarme su tutto il fronte della sanità regionale: «Dobbiamo ragionare in termini di sistema riportando in un’unica vertenza sia i problemi della sanità pubblica che quelli del privato. In entrambi i casi sono sempre i lavoratori e i cittadini a subire le conseguenze della mala gestione. Abbiamo addizionali Irpef già al massimo consentito e ticket già attivi: vogliamo vedere quale altro balzello ci si potrà inventare per evitare di mettere mano ai problemi. Siamo preoccupati per i lavoratori e per il sistema dei servizi. Per questo chiediamo di mettere fine all’immobilismo. Da oggi partiranno tre campagne di sensibilizzazione e informazione. Una diretta ai dipendenti e ai rappresentanti sindacali, una rivolta all’opinione pubblica (con manifesti, volantini e azioni di richiamo), una terza ai decisori pubblici: regione e comuni, ma anche la politica territoriale dei Municipi interlocutori importanti per una buona organizzazione dei servizi».
«Vogliamo risposte concrete e le vogliamo prima che sia troppo tardi» hanno concluso Casarin e Giuliattini.
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