25 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Filiera agroalimentare. Vendita diretta

La spesa in campagna: si risparmia oltre il 30 per cento

Acquisti nelle aziende agricole guidati dal navigatore satellitare. D’accordo sette italiani su dieci

ROMA - Fare la spesa in campagna conviene. Si risparmia fino al 30 per cento. Dalle verdure alla frutta, dal latte fresco ai formaggi, al vino, dall’olio d’oliva al pane, alla pasta ai dolci fatti in casa, dalle marmellate alle conserve. In fattoria si acquista a prezzi molto più contenuti rispetto a quelli praticati nei supermercati, nei mercati rionali, nei negozi tradizionali, ma, soprattutto, c’è la garanzia della qualità e della freschezza. Una scelta sulla quale è d’accordo il 71 per cento degli italiani. Verso questi obiettivi prioritari si articola e si sviluppa il progetto «La spesa in campagna», una rete di aziende che vendono direttamente ai cittadini e possono essere facilmente raggiunte con l’auto, attraverso l’ausilio del navigatore satellitare. Un progetto promosso dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori e presentato in occasione della terza Conferenza economica che si tiene a Lecce.

Attualmente alla rete fanno capo circa 10 mila aziende agricole sparse sull’intero territorio nazionale e nel giro di pochi anni -come ha affermato il presidente della Cia- possono triplicare. «Si tratta di un progetto molto importante sul quale -ha aggiunto- puntiamo con la massima decisione. Al momento la spesa in campagna non ha certo i numeri della grande distribuzione, nè dei negozi e dei mercati. Crediamo, però, che se si porta avanti un’iniziativa seria e responsabile, questo tipo di vendita diretta può arrivare a coprire il 4-5 per cento dell’intero mercato».

Oggi andare in campagna a fare acquisti permette, d’altra parte, risparmi significativi per i consumatori. Se, ad esempio, si spendono 100 euro di prodotti alimentari, c’e un taglio netto di 30 euro rispetto alla tradizionale catena distributiva. E se anche si aggiunge il costo della benzina, in media 5 euro, la visita alla fattoria consente, complessivamente, una minore spesa di 25 euro. E di questi tempi non è sicuramente poco.

«La vendita in azienda agricola -ha rilevato ancora il presidente della Cia- è un chiaro esempio di una filiera cortissima, direttamente dal produttore al consumatore, che porta vantaggi reciproci per ambedue le parti. Un’iniziativa estremamente valida per integrare in modo adeguato il reddito delle piccole e medie aziende, specialmente quelle che si trovano in zone montane, collinari e periurbane. Nello stesso tempo per i cittadini rappresenta un’occasione ideale per acquistare un prodotto di qualità a costi contenuti».

D’altra parte, una filiera lunga comporta una spesa maggiore per i consumatori. Oggi -è stato rilevato durante la presentazione del progetto «La spesa in campagna»- i prezzi dei prodotti, nel loro viaggio dal campo alla tavola, subiscono, proprio a causa dei troppi passaggi e dei troppi intermediari, aumenti che possono arrivare, in alcuni casi, anche al 900 per cento. E questo si riflette in maniera negativa per le tasche degli italiani che per acquistare anche prodotti di prima necessità (è il caso del latte, del pane) sono costretti a fronteggiare continui e insostenibili aumenti.

Acquistare, ad esempio, frutta e verdura in campagna si rivela -ha sostenuto Politi- un vero affare per i consumatori. «Il risparmio -ha rimarcato il presidente della Cia- si aggira attorno al 40 per cento (con punte anche del 45 per cento) nei confronti dei tradizionali canali di vendita. Stesso discorso per il vino e l’olio d’oliva i cui prezzi si riducono del 25-30 per cento. In questo modo si eliminano tutti i vari passaggi della filiera. Il che significa abbattimento dei costi. Un modo di fare spesa che, quindi, costituisce un elemento importante per contrastare la corsa dei prezzi e combattere i rincari abnormi e ingiustificati provocati dai molteplici passaggi di una filiera farraginosa e dalle spinte speculative».

Un caro-prezzi che negli ultimi anni ha appesantito la spesa alimentare degli italiani e provocato un conseguente calo dei consumi.
Dunque, aumenti pesanti e non certo per colpa dei produttori agricoli, che al contrario in questi ultimi anni hanno visto ridurre i listini praticati all’origine (meno 16 per cento nei primi otto mesi di quest’anno rispetto all’analogo periodo del 2008). Basti pensare che dal campo alla tavola si registrano incrementi anche di venti volte che penalizzano sia i consumatori che gli stessi agricoltori. La vendita in campagna apre, pertanto, nuove prospettive. Un percorso, quindi, da continuare a percorrere e sviluppare.

Per agevolare i consumatori, il progetto «La spesa in campagna» prevede anche l’utilizzo dei sistemi di navigazione Gps. Attraverso essi è facilmente raggiungibile, con la propria auto, l’azienda agricola più vicina all’abitazione. Il software si può scaricare in modo semplice dal sito www.laspesaincampagna.net.
«Con il progetto, che ha un proprio marchio registrato, si punta a favorire -ha concluso Politi- l’incontro tra città e campagna, attraverso la valorizzazione dei territori rurali. Non solo. E’ una risposta alle esigenze più volte espresse dai cittadini di voler acquistare prodotti agricoli a prezzi ragionevoli. Cosa che nelle fattorie è oggi possibile.

L’efficacia della spesa in campagna è dimostrata anche dagli orientamenti dei cittadini che, secondo i risultati preliminari di un’indagine della Cia, hanno dimostrato fiducia (appunto, il 71 per cento) nei confronti degli imprenditori e negli acquisti direttamente in fattoria. Fiducia di gran lunga superiore a quella accordata ai negozi tradizionali (60 per cento), alla grande distribuzione (59 per cento) e agli hard-discount (36 per cento).

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