28 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Crisi economica. Piemonte

Cavallera chiede più aiuti regionali per far ripartire le pmi

«A un anno all’incirca dal manifestarsi delle prime avvisaglie di rallentamento, emergono profonde difficoltà economiche»

TORINO - Quali provvedimenti urgenti e quali risorse la Regione pensa di mettere in campo nei prossimi mesi per fronteggiare la recessione in Piemonte? A domandarlo con un’interpellanza è il consigliere regionale del Pdl, Ugo Cavallera, che mette in luce i dati più preoccupanti dell’attuale crisi.

«A un anno all’incirca dal manifestarsi delle prime avvisaglie di rallentamento, emergono profonde difficoltà economiche, come segnalano statistiche e osservatori delle associazioni di categoria - afferma il consigliere azzurro. A preoccupare sono soprattutto i forti cali di fatturato, degli ordini e l’aumento sensibile della cassa integrazione, specie nel manifatturiero, settore che possiede un peso significativo nella nostra Regione».

«Quali azioni concrete la Giunta regionale intende affiancare ai programmi già definiti dal governo nazionale per dare ossigeno alle imprese locali?», continua il consigliere. «Penso soprattutto alle necessità delle aziende di piccole e piccolissime dimensioni, che hanno meno strumenti per affrontare la congiuntura negativa ma rappresentano allo stesso tempo un attore di rilievo del tessuto economico locale».

Cavallera chiede alla Giunta se non ritenga opportuno stabilire finanziamenti ad hoc per le imprese più piccole, anche a carattere artigianale e con non più di 20-25 dipendenti, le quali difficilmente riescono a beneficiare delle agevolazioni comunitarie, tarate su realtà mediamente più grandi.
«Con interventi micro nelle dimensioni ma efficaci e mirati si riuscirebbe a dare un aiuto fondamentale per l’occupazione e per arginare la crisi – conclude l’esponente del Pdl - compensando gli effetti negativi che per le piccole e piccolissime imprese provengono soprattutto dal difficile accesso al credito e dai ritardi negli incassi, denunciati da circa l’85% delle aziende nell’ultimo anno».