27 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Industria. Sicilia

Venturi: «Incontrerò vertici FIAT e illustrerò linea governo»

«Abbiamo risorse e programmi: produzione auto è strategica per la Sicilia»

TERMINI IMERESE - «L’industria automobilistica ha una funzione strategica sul piano produttivo e sociale nella nostra regione. Nei prossimi giorni incontrerò i vertici Fiat per definire una strategia che garantisca il rilancio del polo industriale di Termini Imerese. Se questo nuovo governo regionale vuole essere credibile con i grossi gruppi industriali allora deve prestare la massima attenzione con azioni dirette sul piano finanziario e degli investimenti, evitando contestualmente gli errori del passato, quando si promettevano risorse senza un programma di interventi concreti». Lo ha detto l'assessore regionale all'Industria, Marco Venturi, intervenendo alla seduta del Consiglio provinciale, convocato in sessione straordinaria nell'aula consiliare del Comune termitano, per discutere della situazione che riguarda lo stabilimento Fiat di Termini Imerese.

Presenti, tra gli altri, gli onorevoli Beppe Lumia, Fabio Giambrone, Giuseppe Battaglia e Franco Piro, il deputato regionale Giuseppe Lupo, il sindaco di Termini, Salvatore Burrafato, il presidente del Consiglio comunale di Termini Stefano Vitale, il presidente del Consiglio provinciale Marcello Tricoli, il vice sindaco di Palermo, Francesco Scoma, il vice presidente della Provincia Pietro Alongi, il presidente della Commissione Attività produttive dell'Ars, Salvino Caputo, il presidente di Confidustria Palermo, Nino Salerno, numerosi assessori e consiglieri provinciali, tanti sindaci dei comuni madoniti, esponenti sindacali, una folta delegazione di operai Fiat.

«Noi, come governo, siamo disponibili - ha proseguito Venturi - a creare un vero polo industriale con un grande indotto. Abbiamo le risorse per investire su ricerca e innovazione per produrre l’auto del futuro, ecologica e a basso impatto ambientale. Questa potrebbe essere la soluzione sia per garantire i posti di lavoro a Termini sia per creare quel valore aggiunto regionale necessario per farci uscire fuori dalla crisi in cui siamo».

Certo, per far sì che Fiat decida di produrre - e non solo assemblare - in Sicilia occorre che la Regione faccia concretamente la sua parte. «Lo stabilimento è inserito in un territorio - spiega - senza servizi e infrastrutture logistiche adeguate ad una struttura realmente produttiva. La sua funzione è prevalentemente di assemblaggio e l’indotto è insufficiente per sostenere un vero distretto automobilistico. Dobbiamo intervenire perché si completino e si avviino subito i progetti di ristrutturazione e potenziamento del porto, già in funzione sulla tratta Palermo-Genova, e l’avvio dei lavori per la realizzazione dell’interporto della Sicilia occidentale, proprio a Termini Imerese, e che assicurerà a Fiat una conveniente base logistica».

Le risorse ci sono, l'impegno del governo regionale è garantito. «Per realizzare questi interventi a breve e medio-lungo periodo - annuncia - noi vogliamo utilizzare le risorse per gli investimenti della Regione, i fondi comunitari della programmazione 2007-2013, già disponibili, e dal 2012 le risorse finanziarie del Fas. Sul piatto la Regione mette circa 350 milioni di euro».

Questo, secondo Venturi, è comunque un percorso virtuoso e obbligato per la Sicilia. Un percorso da applicare da oggi in tutti i campi: «Le condizioni in cui versa il territorio regionale impongono infatti, di intraprendere scelte valide su scala nazionale e internazionale, per reggere la competizione tra le regioni ed aziende dei diversi paesi europei e del Mediterraneo. La progressiva deindustrializzazione della Sicilia - ha detto - comporta la riconversione di risorse e attività verso uno stadio più avanzato di economia, quello della conoscenza e dell’innovazione. Per questo la Regione vuole svolgere un ruolo di raccordo attivo tra le politiche comunitarie e nazionali e le vocazioni del territorio. Noi dobbiamo eliminare lo stereotipo della Sicilia vista - ha concluso - come una terra improduttiva, arretrata, atavica dove la mafia, con la complicità di burocrati e imprese, hanno suggerito una modernizzazione senza riforme e sviluppo con uno spreco di finanziamenti pubblici, devastazione di coste e paesaggio e la distruzione di una qualsivoglia idea dello Stato di diritto».