9 settembre 2024
Aggiornato 04:30

Fiat, a Termini sale la protesta: bloccati autostrada e FS

Dopo dichiarazioni Marchionne sembra si torni verso il 2002

PALERM - Prima l'annunciato piano di riconversione dello stabilimento Fiat di Termini Imerese e poi le parole pronunciate a Venezia venerdì dall'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, secondo cui la fabbrica siciliana «non ha ragione di esistere», accentuano la già palpabile preoccupazione delle tute blu siciliane che oggi, all'alba, hanno proclamato lo sciopero. Uno sciopero che ha tutto il sapore del primo di una lunga serie di quella che si preannuncia una nuova, lunga, stagione di lotta per gli operai della Fiat e dell'indotto di Termini Imerese.

E così, per informare l'opinione pubblica di quanto potrebbe loro capitare da qui al 2012, per la prima volta gli operai anziché bloccare semplicemente il traffico dell'autostrada Palermo-Catania che scorre davanti al loro stabilimento e la vicina stazione ferroviaria di Fiumetorto, hanno messo in atto un volantinaggio, diffondendo agli automobilisti un documento con le frasi pronunciate da Marchionne e la `replica' del consiglio di fabbrica che indica come responsabili della situazione la stessa Fiat e la politica. La protesta, per ora alquanto `soft', è durata in tutto due ore di blocco-informativo al mattino, replicate nel pomeriggio dagli operai del secondo turno.

La frase di Marchionne, `giustificata' dall'assenza nella zona intorno alla stabilimento di Termini Imerese di infrastrutture e di indotto, è «del tutto inopportuna» per il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani secondo cui «non ha senso dire oggi che Termini non potrà più fare automobili da qui a due anni.

Noi oggi abbiamo un calo di domanda, e quindi è tutto il settore automobilistico, come gli altri settori dei beni durevoli, che non ha sbocco. Quindi è inutile dire quello che sarà dopo. Adesso - dice Epifani - vediamo, teniamo le persone, non pregiudichiamo nessun futuro, anche perchè non è sostituibile in una zona come quella di Termini Imerese un' industria come quella dell'auto che ha tanta occupazione diretta e indiretta. Non puoi gettare nello sconforto migliaia di lavoratori».

Che l'aria che tira a Termini Imerese sia molto simile a quella del 2002, quando per ben 3 mesi venne impedito da parte degli scioperanti, l'ingresso in fabbrica a chiunque, lo si capisce anche dalle parole della segretaria regionale della Cgil, Mariella Maggio che avverte: «Fino a quando non arriveranno risposte positive e concrete dalla Fiat le iniziative di lotta a Termini Imerese continueranno». Per la Maggio «l'atteggiamento di Marchionne è contraddittorio e inaccettabile. Contraddittorio - specifica - rispetto a posizioni del recente passato, inaccettabile per le conseguenze di quello che propone».

Contro l'idea di una riconversione che rischia di mettere in ginocchio un'intera area della Sicilia anche il sindaco di Termini Imerese, Salvatore Burrafato, che invita i primi cittadini dei comuni limitrofi a `comune battaglia' e sottolinea l'incomprensibilità della proposta di Marchionne, «ora che ci sono i finanziamenti pubblici richiesti dall'azienda». E adesso che, oltretutto, anche la Regione Siciliana, per bocca del suo presidente, Raffaele Lombardo, considerando inaccettabile l'idea di una riconversione dello stabilimento, sembra intenzionata a intervenire con molti quattrini per realizzare infrastrutture nella zona.

«Marchionne non può sbatterci la porta in faccia, soprattutto ora che anche la Regione Siciliana vuole recuperare credibilità e trovare gli strumenti per salvare Termini Imerese: noi non ci rassegniamo» afferma Giovanna Marano, segretaria regionale siciliana della Fiom-Cgil che parla di «tre Marchionne» analizzando le dichiarazioni dell'ad della Fiat negli ultimi 20 mesi a proposito di Termini Imerese. Marano sottolinea poi che una delle ipotesi di riconversione dello stabilimento di cui si parla, quella cioè di trasformare la fabbrica siciliana in un centro di rottamazione auto, «non è una ipotesi di serie `b' o `c', è una ipotesi di serie `z' dal punto di vista industriale».

Per Franco Piro, responsabile del dipartimento Politiche Economiche del Pd Siciliano, le dichiarazioni di Marchionne hanno «il sapore di una provocazione» e dopo aver evidenziato che «la Fiat dovrebbe ricordare che gli impianti di Termini Imerese sono stati finanziati nel tempo da abbondanti contributi pubblici» invita il governo nazionale e la Regione ad «uscire dalla fase delle dichiarazioni generiche e formulare piuttosto proposte concrete e realizzabili, anche dal punto di vista finanziario e sulla base di queste portare la Fiat ad un tavolo serio di trattativa». Un tavolo di trattativa già chiesto dal presidente Lombardo e dall'assessore regionale all'industria, Marco Venturi.