L’economia genovese tiene nonostante la crisi
Settima giornata dell’economia: i dati
Ricorre oggi la settima giornata dell’economia, occasione in cui tutte le Camere di Commercio fanno il punto sull’economia provinciale.
«In un contesto generale di crisi» afferma il presidente Odone «l’economia genovese nel complesso tiene, come testimoniato da un recente sondaggio voluto da Unioncamere presso le imprese liguri e genovesi di tutti i settori.
La grande industria manifatturiera – forte delle sue specializzazioni – sta affrontando il momento senza rallentamenti significativi, grazie anche al portafoglio ordini di medio-lungo periodo. Auspichiamo che ciò possa avere un effetto positivo sull’intero comparto industriale.
Il terziario sta invece soffrendo: il commercio risente della generalizzata contrazione dei consumi ed il porto subisce il rallentamento del commercio mondiale.
Fortunatamente il turismo – soprattutto a Genova – ci sta dando grandi soddisfazioni: non solo infatti aumentano i turisti (specie quelli stranieri), ma si fermano sempre più a lungo. Sempre più numerosi sono anche i crocieristi, così come i passeggeri in arrivo all’aeroporto di Genova.
Questi segnali di tenuta – nel complesso confortanti – ci inducono a puntare sempre di più sulle nostre eccellenze: le imprese ad alta tecnologia ed il loro collegamento sempre più stretto al mondo della ricerca, un turismo di qualità quale strumento di valorizzazione del territorio, un porto al centro del Mediterraneo, che tra l’altro possono avvalersi di risorse umane di altissima professionalità.
La Camera di Commercio si impegnerà sempre più per potenziare l’attrattività del territorio, anche attraverso lo sviluppo della necessaria dotazione infrastrutturale.
Un’ultima considerazione che nasce dai primi risultati dell’indagine Excelsior sulle previsioni occupazionali in provincia, una considerazione rivolta soprattutto ai giovani: il 20% delle imprese intervistate intende assumere nel corso del 2009, e in particolare, le nostre imprese cercano figure tecniche sempre più specializzate, visto che più di 6 assunti su 10 hanno almeno un livello di istruzione superiore».
Ecco il quadro di sintesi che emerge dagli ultimi dati disponibili.
Continua il trend negativo della popolazione provinciale (dopo un’isolata inversione di tendenza nel 2006 dovuta ad operazioni intercensuarie) con una diminuzione di circa 3.300 unità rispetto all’anno precedente (883.778 abitanti al 1° gennaio 2008), con un saldo naturale di poco superiore a -5.000 (-5.132 per la precisione), non controbilanciato dal saldo migratorio (+1.338 persone). Il numero delle famiglie in provincia è pari a 430.277 con un numero medio di componenti pari a 2.
La popolazione della provincia di Genova, che rappresenta l'1,5% del totale nazionale, presenta una struttura per età condizionata da una forte presenza dalle persone di 65 anni e oltre che rappresentano quasi il 27% del complesso.
Gli stranieri residenti al 1° gennaio 2008 crescono ancora e rappresentano il 5,4% della popolazione della provincia di Genova (erano il 2% nel 1999) e il 6% della popolazione del comune capoluogo (2,3% nel 1999).
Il livello del reddito disponibile procapite in provincia di Genova cresce ad un tasso del 3% (pari alla media della Liguria), in maniera superiore alle altre parti del paese (Nord Ovest +2,8%, Nord Est +2,8%, media italiana +2,4%). Attestandosi a 20.555 euro, il reddito medio provinciale procapite è sorpassato solo dalla media del Nord Ovest (20.855 euro) ed è di 16 punti percentuali superiore alla media nazionale (17.623 euro).
Il patrimonio delle famiglie (per tale si intende la somma di: fabbricati, terreni, aziende, beni durevoli, biglietti e monete, depositi, titoli a reddito fisso, azioni e partecipazioni, riserve tecniche) in provincia di Genova è pari al 57,8% di quello regionale e al 2,1% del totale nazionale. Rispetto al 2004 (anno di riferimento), la provincia di Genova scala ben nove posti in graduatoria e si piazza 14a con un livello medio del patrimonio per famiglia superiore a quello nazionale di 21,4 punti percentuali (464.726 euro contro i 382.770 nella media italiana).
Confrontando i consumi con il reddito si evince che la quota di reddito disponibile complessivo utilizzata per consumi è pari all’88% in provincia di Genova, al 90% in Liguria e all'87,2% in Italia. I genovesi confermano quindi – per lo meno tra i liguri – la loro «fama» di oculati e parsimoniosi consumatori. Si arresta il leggero trend di crescita percentuale dei consumi alimentari, in linea con l'andamento a livello regionale ma non con quello mostrato a livello nazionale.
Nel periodo 2000-2007 i depositi in provincia di Genova sono cresciuti del 40,3%, rispetto al 39,8% della media regionale ed al 44,1% della media nazionale. Sempre nello stesso periodo crescono anche gli impieghi, ma solo del 48,7% (dato inferiore al 56% ligure ed al 64,8% nazionale). L'andamento delle sofferenze sugli impieghi presenta oscillazioni anche notevoli da un anno all'altro, ma nel 2007 è ritornato al minimo storico del 2002 (3,6%). Nel 2007 il numero degli sportelli bancari operanti in provincia ha raggiunto il nuovo massimo storico toccando quota 529.
Nel 2006 operavano in provincia di Genova 76.575 unità locali di imprese (così come vengono rilevate dall’Archivio statistico delle imprese attive ASIA dell’Istat: si considerano unità locali quelle presidiate da almeno un addetto nei settori Industria, Commercio e Servizi). Di queste, il 51,3% appartiene a imprese operanti nei servizi e vi lavora il 52,1% dei 269.226 addetti: ciò conferma i dati sulla struttura economica provinciale che è fortemente caratterizzata dalla presenza del terziario.
Solo lo 0,6% delle unità locali della provincia ha più di 50 addetti (dato uguale alla media nazionale), confermando così una delle principali caratteristiche del nostro sistema imprenditoriale: la preponderante presenza di piccole e piccolissime unità produttive. Questa caratteristica la si ritrova considerando anche il numero medio di addetti per unità locale, che è sostanzialmente identico per Genova (3,5 addetti per unità locale), per la Liguria (3,3) e per l’Italia (3,6). Seppur esigua in termini numerici, la grande impresa è però piuttosto importante sul piano occupazionale, visto che in provincia di Genova essa dà lavoro al 26,2% degli addetti (il 25,3% in Italia); considerando poi come la grande impresa si concentri sostanzialmente nel capoluogo regionale, non stupisce che la media ligure (21,4%) sia inferiore al dato provinciale.
Per quanto riguarda il sistema delle imprese, il 2008 si è chiuso per la provincia di Genova tra luci ed ombre: è stato raggiunto il nuovo massimo storico di imprese attive (71.691), ma il tasso di sviluppo è sceso sotto lo zero (sebbene in misura contenuta: -0.9%); in particolare, per la prima volta, è negativo (-1,9%) anche il tasso di sviluppo delle società di capitale (che perdurava invece positivo da diversi anni). La battuta di arresto ha coinvolto quasi tutti i settori (agricoltura, industria, commercio, turismo) con cali intorno al 3-3,5%, mentre tengono duro le costruzioni (+0,2%) e addirittura crescono del 2,5% i servizi. Ed è stato proprio il forte peso dei servizi (tipico – come abbiamo già detto – del nostro assetto produttivo) a, per così dire, «rallentare il rallentamento».
Le nuove imprese (quelle cioè che non nascono da trasformazioni, scorpori, separazioni e filiazioni di altre imprese) interrompono la serie positiva che durava dal 2002 e si assestano nel 2006 a 2.632 (-406 rispetto alle 3.038 del 2005), scendendo per la prima volta al di sotto del 50% rispetto al totale delle imprese iscritte: anche Genova si allinea all’andamento a livello nazionale, dove la tendenza all'abbassamento della quota di vere nuove imprese si manifesta già da un paio di anni.
I settori in cui la quota di vere nuove imprese è maggiore sono l’agricoltura (dove la quota di vere nuove imprese sul totale è nel 2006 pari al 62,4%) e le costruzioni (con il 54,3%). Anche il commercio e l’industria presentano quote di nuove imprese sul totale delle iscritte del settore maggiori rispetto alla media.
L’analisi comunale delle nuove imprese nel 2006 (nei casi in cui il numero complessivo delle iscrizioni al Registro Imprese è superiore a 50) presenta – come da un po’ di anni a questa parte – particolare rilevanza nel Tigullio, a testimonianza della vitalità imprenditoriale di quella parte così importante della nostra provincia: in tutta la provincia, la soglia limite di 50 è superata infatti (capoluogo a parte) solo a Rapallo, Chiavari e Sestri Levante (dove la quota di nuove imprese sul totale è superiore – meno che a Chiavari – a quella media provinciale).
Così come le nuove imprese, anche il numero degli imprenditori «nuovi» cala dai 3.389 del 2005 a 2.963. Sale nuovamente oltre il 30% (34,1% per la precisione) la quota femminile, ma il dato rimane comunque sempre in linea con l’andamento della variabile di genere tra gli imprenditori della provincia di Genova (minime oscillazioni intorno alle quote 70%-30% da quasi trent’anni a questa parte). Solo nei servizi alle persone, nella sanità e nel turismo si registra una situazione di maggiore presenza femminile rispetto all’usuale.
Rispetto al 2005, la variabile dell’età indica una maggiore presenza dei giovani (fino a 25 e 25-35 anni, cresciuta di 2,7 punti percentuali) e degli over 50 (+2 punti), mentre cala la fascia 25-49 anni (quasi 5 punti percentuali in meno). Il nuovo imprenditore è nella quasi metà dei casi (48,4%) un giovane di età fino ai 35 anni, fascia che abbiamo visto crescere rispetto all’anno precedente.
Nel 2007 il valore aggiunto provinciale cresce del 6,5%, realizzando così un aumento superiore a quello regionale (+5,1%), a quello del Nord Ovest (+5,6%) ed alla media nazionale (+4,9%). Si modifica leggermente la composizione settoriale del valore aggiunto: pur restando preponderanti, calano i servizi (da 83,2% a 81,9%) mentre aumenta l’industria (da 16,5% a 17,8%); il contributo dell’agricoltura, passando dallo 0,4% allo 0,3%, rimane sostanzialmente invariato.
Confortante anche l’andamento del Pil pro capite, che nel 2008 si è attestato in provincia di Genova a 28.606 euro, con una crescita rispetto al 2007 del 3,8% (crescita che in Liguria è stata del 3%, nel Nord Ovest del 2,1% ed in Italia dell’1,8%) Il buon andamento della provincia si riflette anche nella graduatoria nazionale, visto che Genova guadagna 6 posizioni passando dal 39° al 33° posto.
E’ interessante, specie di questi tempi, analizzare anche il contributo che la Pubblica Amministrazione dà all’economia provinciale. In provincia di Genova, i dipendenti della P.A. sono 57.665 (il 57,3% del complesso regionale), pari al 6,5% della popolazione residente ed al 16,7% degli occupati. Il valore aggiunto prodotto dalla P.A. si attesta a 3.545 milioni di euro, il 17,3% del valore aggiunto provinciale; la P.A. produce quindi 61.475 euro di valore aggiunto per occupato.
Nel 2008 la crisi rallenta il commercio mondiale e colpisce anche il porto di Genova, sebbene non nella stessa misura nei vari traffici:
rallenta sensibilmente il traffico complessivo, che si ferma 55.662.701 tonnellate (-5,1% rispetto al 2007) e il traffico contenitori (1.766.605 TEU, 4,8% in meno rispetto al 2007);
segna il bello invece il traffico passeggeri: rimangono pressoché invariati i passeggeri dei traghetti (che, anzi, con 2.715.007 persone crescono del 0,4% rispetto al 2007), mentre crescono di molto i crocieristi (547.905, +5,3%).
Confortanti invece i risultati dell’aeroporto Cristoforo Colombo nel 2008. Diminuisce il numero degli aerei (-7,7% rispetto al 2007), ma ciò è evidentemente dovuto più alle ben note vicissitudini della compagnia di bandiera piuttosto che a difficoltà dello scalo: tant’è vero che il numero dei passeggeri (1.202.162) fa registrare il nuovo massimo storico (+6,5% rispetto all’anno precedente). Il traffico merci diminuisce del 10% (ma negli ultimi 10 anni ha avuto un andamento assai mutevole: basti considerare che nel 2003 era aumentato del 24% e dell’8% nel 2005), mentre, per la prima volta dal 2002, aumenta il traffico postale (1.063.014 kg., +3,4%).
Nonostante la crisi, nel 2008 il movimento turistico alberghiero della nostra provincia ha sostanzialmente tenuto. La diminuzione di arrivi e presenze nel caso degli italiani (rispettivamente -2,2% e -2,4%) è compensata dagli stranieri (+2,8% e +4%), che fanno registrare nuovi massimi storici (446mila arrivi e quasi 1milone 100mila presenze).
A livello territoriale, il merito di questa tenuta è integralmente da ascrivere alla città di Genova, mentre il Tigullio segna il passo. Da sempre teatro di eventi a risonanza nazionale ed internazionale (uno per tutti, il Salone Nautico), il capoluogo ha evidentemente saputo far tesoro dell’opportunità di Genova 2004, trasformandosi in una sempre più «gettonata» meta turistica: sul fronte degli arrivi, è infatti Genova a bilanciare col suo +3% il negativo risultato del Tigullio (-5,9%), consentendo di contenere il calo allo -0,3%; per quanto riguarda le presenze, Genova (+3,7%) addirittura più che compensa il calo del Tigullio (-4,5%), consentendo una chiusura d’anno a +0,1% (la permanenza media è però superiore nel Tigullio: 2,9 giorni contro i 2,1 di Genova).
L'analisi di arrivi e presenze (nelle sue due componenti italiana e straniera) rispetto al 1998 presenta ad inizio periodo (in entrambe i casi) il 65% di italiani contro il 35% di stranieri, mentre nel 2008 gli italiani calano al 60% e gli stranieri salgono al 40%. La permanenza media è tra gli italiani pari a 2,32 giorni (come nel 2007). La permanenza media della componente straniera è poco più elevata di quella degli italiani (2,45 gg.) e cresce rispetto al 2007.
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