19 aprile 2024
Aggiornato 17:00

FIAT: Marchionne avvia operazione Opel, governo tedesco apre

Vola in Borsa: +8%. Scajola: «A breve incontro su piano sviluppo»

MILANO - Chiuso con successo il dossier Chrysler appena giovedì scorso, l'amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne non ha perso un attimo di tempo. Incassato nel fine settimana il «pieno appoggio» dal cda della casa torinese è subito volato oggi a Berlino per tuffarsi nella nuova avventura tedesca: il tentativo di sposare Opel, partner europeo «ideale» per Fiat, che spera così di stringere un matrimonio 'celestiale'. «Da un punto di vista ingegneristico e industriale, questo è un matrimonio fatto in paradiso», ha dichiarato Marchionne al Financial Times. L'ambizione del top manager del Lingotto è di poter completare la transazione entro la fine di maggio e quotare la nuova azienda, che presumibilmente si chiamerà Fiat/Opel, entro la fine dell'estate.

L'operazione Opel inizia adesso» ha dichiarato l'ad di Fiat al suo arrivo a Berlino, dove si è poi infilato una girandola di incontri: prima con il il ministro dell'Economia tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg, poi con il capo della Cancelleria federale Thomas de Maizière, in seguito con il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e infine, nel tardo pomeriggio, con il responsabile del consiglio di fabbrica di Opel, Klaus Franz. Difficile tracciare un bilancio puntuale di questa prima giornata di colloqui. Marchionne ha avviato l'operazione Opel incassando primi segnali di apertura dal governo tedesco. Ma dal fronte dei sindacale sembra invece prendere corpo un'avversione decisa al 'matrimonio. Posizioni negoziali abbastanza normali, del resto, al round di avvio di un match che ha come posta la sopravvivenza o meno di Opel, viste le difficoltà della casa madre Usa, Gm. Quello presentato dall'ad di Fiat è «un piano interessante» che adesso il governo «dovrà verificare», ha detto zu Guttenberg, al termine dell'incontro. Il ministro ha inoltre precisato di attendersi a questo punto un «piano più dettagliato» da parte del fornitore austro-canadese Magna, concorrente di Fiat (anche se sempre più defilato) nella corsa a Opel. In ogni caso, ha aggiunto, il governo punta a «una decisione in tempi rapidi».

Secondo il ministro tedesco, inoltre, Fiat non intende contrarre nuovi debiti per rilevare Opel. Il Lingotto, ha riferito il ministro tedesco, chiederebbe invece garanzie ponte a livello europeo nell'ordine di 5-7 miliardi, cifra che corrisponde all'indebitamento e alla parte pensionistica di General Motors, casa madre di Opel, con la quale Marchionne ha ricordato che i colloqui sono in corso «da tempo».

I sindacati tedeschi hanno però fatto cifre circa un impegno finanziario cui la casa torinese si renderebbe disponibile: in un primo tempo è circolata la voce di un'offerta di 750 milioni, che sarebbe poi salita a un miliardo di euro. Offerta che resta «insufficiente», secondo i sindacati tedeschi, i quali sottolineano come Opel abbia bisogno per proseguire la sua attività di circa 3,3 miliardi e osservano che Fiat «non ha ancora presentato un piano industriale e finanziario» per l'eventuale acquisizione.

Ma la notizia che più ha creato allarme in Germania e che ha prodotto reazioni sindacali di chiusura verso Fiat è quella delle incognite circa il futuro dello stabilimento di Kaiserslautern. Il ministro zu Guttenberg ha detto infatti che il piano presentato da Fiat prevede di conservare il marchio Opel e di mantenere aperti 3 dei 4 stabilimenti di Opel in Germania. Si tratta dei siti per l'assemblaggio finale di Eisenach, Bochum e Ruesselsheim. Per il quarto stabilimento invece, quello appunto di Kaiserslautern, «ci potrebbe essere bisogno di misure di consolidamento», come ad esempio tagli al personale. Nella regione a questo punto si sono scatenati i timori di una possibile chiusura dell'impianto. E nel colloquio tra Marchionne e Steinmeier, il ministro avrebbe ribadito la condizione del «mantenimento di tutti i siti e di quanti più posti di lavoro» in Germania. Dopo l'incontro con con l'ad di Fiat, la posizione di Franz rimane scettica e critica: «sono rimaste aperte delle questioni fondamentali».

Marchionne comunque va avanti, con l'obiettivo - anche attraverso lo scorporo di Fiat Auto - di dar vita insieme a Chrysler e General Motors Europe-Opel a un megagruppo automobilistico internazionale con ricavi per 80 miliardi di dollari, e vendite per 6-7 milioni di veicoli l'anno, secondo solo a Toyota. Ricercando, se possibile, il massimo livello di consenso.

Reazioni contrastanti in Italia, dove al coro dei 'tifosi' di Marchionne (dal presidente di Mediaset Fedele Confalonieri all'ad di Intesa Sanpaolo Corrado Passera) hanno fatto da contrappunto le preoccupazioni di matrice sindacale sugli impatti che gli accordi internazionali di Fiat potranno avere rispetto alle prospettive degli impianti nazionali. Preoccupazioni e pressioni raccolte dal ministro per lo Sviluppo Claudio Scajola. «A breve - ha annunciato il ministro -convocherò un apposito incontro sul piano industriale e di sviluppo della Fiat». Scajola è comunque ottimista. «Sono fiducioso - ha detto - che il contratto di programma da 46 milioni di euro recentemente autorizzato dalla Commissione europea e gli altri quattro in fase di avvio, insieme allo storico accordo raggiunto tra Fiat e Chrysler, genereranno ricadute positive per tutto il settore dell'automotive e del suo indotto». Secondo il ministro anche lo stabilimento di Termini Imerese «ne potrà significativamente beneficiare». Scajola auspica un esito positivo per Fiat anche nella partita tedesca. «Sarebbe auspicabile un accordo di questa portata che in poche settimane allargherebbe la Fiat alla Chrysler e alla Opel facendone il secondo gruppo automobilistico al mondo. Mi auguro che sia così per il settore dell'auto nel suo complesso e per l'Italia in particolare», ha detto.

Le imprese di Marchionne in terre straniere tengono Fiat sotto i riflettori anche in Borsa, dove il titolo ha superato di slancio quota 8 euro, chiudendo in rialzo dell'8,05% a 8,12 euro con scambi pari al 7,4% del capitale. A mercati chiusi, sono giunti oggi anche i dati sulle immatricolazioni in aprile: se da un lato calano le vendite per Fiat, che ha registrato immatricolazioni per 66.260 unità (-3,05% rispetto ad aprile 2008), dall'altro la quota di mercato del gruppo nel settore auto ha raggiunge il 35,2%, il miglior risultato dal novembre 2001.