25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Crisi economica

Imprese sperano nella ripresa ma economie Ue soffrono

Letture dati contrastanti. Economist: «Attenti a trappole ottimismo»

Indagini congiunturali e recuperi delle Borse continuano ad offrire spiragli di una possibile attenuazione della crisi, ipotesi che tuttavia non trova riscontri nell'andamento dei dati più concreti su Pil e occupazione. Indicatori diversi che forniscono letture contrastanti sull'evoluzione del quadro, tenuto conto che vi è uno scarto temporale di diverse settimane tra quello che fotografa una indagine - che è una sorta di istantanea della situazione - e il consuntivo dei dati macroeconomici più classici, come produzione industriale o Pil, che si riferiscono a periodi antecedenti.

Oggi The Economist mette in guardia dall'ottimismo prematuro. Nasconde «due trappole», avverte il settimanale: la prima e più ovvia è può rivelarsi mal riposto, sull'attesa di una ripresa che in realtà si rivela solo una attenuazione della contrazione economica. La secondo trappola, e «più insidiosa» è che fiducia e buone notizie possono innescare «un rovinoso autocompiacimento».

«Una cosa è l'ottimismo, ma spingersi a pensare che l'economia mondiale stia tornando alla normalità potrebbe minare la stessa ripresa - dice The Economist - e bloccare le politiche economiche volte a mettersi al riparo da eventuali nuovi capitomboli». Eloquente la copertina: un banco di pescetti che incautamente si avvicinano a una luce, che in realtà è l'esca luminosa di una versione orrifica di una rana pescatrice (un pesce predatore di grande profondità).

Da mesi le previsioni sull'economia delle istituzioni internazionali non fanno che aggravarsi, ultime quelle appena diffuse dal Fondo monetario internazionale, che per quest'anno si attende la prima vera e propria recessione mondiale da 60 anni a questa parte. Una contrazione del Pil dell'1,3 per cento, seguita da un recupero dell'1,9 per cento nel 2010. Tuttavia ieri il direttore Dominique Strauss-Kahn ha avvertito che questo possibile ripresa dipenderà da misure supplementari di politica economica nel 2010 e da un completamento della pulizia dei bilanci delle banche.

Ma oggi indicazioni positive sono giunti per l'area dell'euro e per la sua prima economia, la Germania. L'indice Eurocoin, elaborato da Banca d'Italia e istituto Cepr, ha mostrato una attenuazione ad aprile del ritmo di contrazione economica nell'Unione monetaria. Mentre l'indice dell'istituto Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche ha segnato un miglioramento. Tuttavia sempre oggi direttore del dipartimento per l'Europa dell'Fmi, Marek Belka si è mostrato molto prudente nelle sue valutazioni: «Sarei molto cauto a descrivere (la situazione) come una svolta», ha detto durante un conferenza stampa.

Del resto gli ultimi dati giunti dalla Spagna non sono certo incoraggianti: nei primi tre mesi dell'anno i disoccupati hanno superato la soglia dei 4 milioni, il tasso di disoccupazione è balzato al 17,36 per cento contro il 13,91 del trimestre precedente. In un anno i senza lavoro sono un milione 836 mila in più. Altrettanto torvi i dati sull'economia della Gran Bretagna la maggiore economia dell'Ue tra quelle che non usano l'euro: nel primo trimestre il Pil ha accusato una contrazione dell'1,9 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, e del 4,1 per cento guardando al paragone su base annua. E' la flessione più forte dal 1979 e i dati sono peggiori di quanto atteso in media dagli analisti.

Quanto ai recenti recuperi delle quotazioni di Borsa, sempre The Economist mette in rilievo che vanno presi con ancor maggiore cautela. Tra il 1929 e i 1932 - ovvero durante la Grande Depressione - l'indice Dow Jones era risalito per quattro volte per oltre il 20 per cento, solo per ricadere successivamente a nuovi minimi. Nel corso della crisi attuale i listini si sono lanciati per cinque volte in rally rialzisti superiori ai 10 punti percentuali, per poi tornare a scendere.