4 maggio 2024
Aggiornato 00:00

FIAT: l'intesa con Chrysler è più vicina: il titolo vola in Borsa

Il titolo rivede quota 8 euro, giovedì cda su conti trimestre

MILANO - I dati sulle immatricolazioni in Italia e in Europa e i segnali di un'intesa con Chrysler più vicina negli Usa hanno messo le ali al titolo Fiat, che ieri in Borsa ha rivisto nel corso della seduta quota 8 euro e guadagnato fino all'11% per poi chiudere a 7,665 euro segnando un balzo del 6,9%. Le notizie filtrate in questi giorni sull'articolata trattativa in corso negli Stati Uniti sembrano indicare che vari elementi del quadro d'insieme dell'intesa si stanno progressivamente assemblando per arrivare a una conclusione positiva forse anche prima del 30 aprile, la scadenza fissata dal governo Obama per evitare il fallimento della più piccola delle 'big three'.

Anche se da Torino si invita alla cautela, perché sono ancora tanti i nodi da sciogliere. Come ha ribadito ieri il presidente Luca Cordero di Montezemolo riprendendo le parole dell'ad Sergio Marchionne: «l'operazione ha il 50% di possibilità di essere realizzata». «L'unica cosa da dire adesso è di lasciare lavorare Sergio Marchionne e i suoi collaboratori per vedere se c'è la possibilità di arrivare a una soluzione entro fine mese», ha aggiunto oggi Montezemolo, il quale ha invece smentito le ipotesi di stampa circa un'opzione Opel: «No, non c'è».

I contorni dell'operazione Chrysler intanto prendono forma. L'amministratore delegato della casa Usa, Bob Nardelli, in una comunicazione ai dipendenti riportata da Automotive News, ha spiegato che saranno la Fiat e il governo Usa a nominare il cda di Chrysler, con una maggioranza di membri indipendenti, nel caso in cui andasse in porto l'alleanza. «Il cda avrà la responsabilità di nominare il presidente. E l'amministratore delegato verrà scelto dal consiglio di concerto con Fiat» ha detto Nardelli. Non è escluso che il ruolo di ad possa essere assunto dallo stesso Marchionne, che nei giorni scorsi si è detto «pronto a fare tutto il possibile».

Tra i maggiori nodi da sciogliere ci sono il raggiungimento di un accordo con i sindacati di Usa e Canada, la ricerca di una soluzione per la ristrutturazione del debito da parte delle banche creditrici (peraltro a loro volta già salvate dal governo) e l'uscita di scena degli attuali azionisti. Secondo Automotive News, il sindacato dei lavoratori dell'auto Usa (Uaw) e la Fiat potrebbero diventare i maggiori azionisti della nuova Chrysler, mentre le quote degli attuali azionisti, Cerberus e Daimler, sarebbero azzerate. Uaw, dicono fonti vicine al negoziato citate dalla rivista, potrebbe avere inizialmente una quota significativa, forse superiore al 20%, grazie alla conversione di metà dei debiti sanitari da 10,6 miliardi di dollari che Chrysler ha accumulato con i sindacati. Fiat partirebbe con un 20% iniziale e potrebbe poi aumentare la sua quota a «gradini» del 5% fino al 35%. Un trust controllato dalla task force governativa sull'auto sarebbe il terzo socio rilevante della casa auto Usa e custodirebbe inizialmente anche il 15% destinato poi a Fiat.

Nei negoziati con Canadian Auto Workers, Chrysler chiede una riduzione dei salari e dei benefit, per portarli ai livelli degli altri costruttori esteri. Il sindacato canadese riprenderà i colloqui con Chrysler lunedì ed è stato invitato a partecipare anche Marchionne. L'accordo dipende dalle concessioni che il sindacato, in Usa e Canada, è disposto a fare, ma anche dall'ok dei creditori senior di Chrysler, capitanati da JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley e Citigroup, i quali sarebbero pronti a presentare una controproposta se quelle avanzate dal Tesoro Usa continuassero a non essere soddisfacenti. Secondo fonti vicine ai creditori, sostiene Automotive News, le banche vorrebbero una quota della futura Fiat-Chrysler e un pagamento cash per rinunciare a circa sette miliardi di dollari di debito.

Insomma, i lavori procedono, ma non tira ancora aria di una conclusione. Qualche novità potrebbe comunque emergere giovedì prossimo. Per quella data è infatti convocato il cda dedicato all'esame dei conti del primo trimestre, che l'ad ha già preannunciato come la fase peggiore dell'anno in corso. Dopo il consiglio, Marchionne illustrerà i dati al mercato in conference call e, come ormai è prassi, ai sindacati in un incontro con le sigle dei metalmeccanici. «Dopo un primo trimestre strutturalmente debole, ci attendiamo miglioramenti visibili nei mesi successivi, grazie anche agli effetti delle azioni di ristrutturazione messe in atto», aveva detto Marchionne all'assemblea di bilancio il 27 marzo scorso. «I frutti delle iniziative di sostegno della domanda, varate a favore del settore automobilistico in Italia come nei principali Paesi europei - aveva aggiunto - si potranno valutare a pieno solo nel corso dell'anno. Si sono comunque già visti dei forti miglioramenti nella seconda parte di febbraio e nel mese di marzo». E i dati ufficiali di ieri lo hanno confermato: in marzo Fiat ha registrato un aumento del 14% delle immatricolazioni in Europa occidentale rispetto a un anno fa, con una quota di mercato salita al 9,2% dal 7,4% di un anno prima.

Pur commentando positivamente le mosse di Marchionne negli States, il segretario della Cgil Guglielmo Epifani in una dichiarazione al Sole 24 Ore ha invitato il Lingotto a non dimenticare gli impianti italiani. «Mi fa piacere naturalmente, del resto Marchionne è manager internazionale, ha lavorato in Canada; insomma si muove nel suo ambiente. Ma non vorrei che la questione Fiat finisse tutta ridotta ai rapporti con Chrysler. A noi servono risposte sulle fabbriche italiane: sarebbe un bello smacco se si arrivasse a rilanciare gli impianti in Polonia, Brasile, Serbia e magari anche negli Usa dimenticando quelli di casa nostra», ha dichiarato. Anche oggi i sindacati sono tornati a chiedere un tavolo con governo e Fiat nella temuta prospettiva di una ristrutturazione del settore auto a livello europeo.