28 agosto 2025
Aggiornato 07:00

Crisi, Nicolosi: meglio la guerra che la ricostruzione

“In un momento devastante governo acquista per 15mld aerei da combattimento”

ROMA - «Spendere 15 miliardi di euro per acquistare degli aerei da combattimento quando il paese attraversa una crisi economica devastante, unitamente a un terremoto che ha piegato un’intera regione, è l’ultimo atto di un governo che rinuncia a trovare delle soluzioni credibili alla crisi». A denunciarlo è il coordinatore nazionale dell’area programmatica ‘lavoro e società’ della Cgil, Nicola Nicolosi.

«Il governo Berlusconi - sostiene il dirigente sindacale - appena insediato si è impegnato a tagliare tutta la spesa pubblica improduttiva, prefigurando tagli alla ricerca e sviluppo, all’università, alla sanità, fino a stabilire un patto di stabilità interno che nei fatti limita l’azione degli enti locali. Il Ministro Brunetta ha dichiarato «guerra» ai lavoratori pubblici e in particolare alla Cgil».

Inoltre, continua Nicolosi, «sempre il governo ha prefigurato e guidato un nuovo modello contrattuale che alimenta l’impoverimento dei salari e lo svuotamento della pubblica amministrazione nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Misure discutibili, che assumono contorni «inquietanti» se consideriamo che di recente (8 aprile) la Commissione del Senato e della Camera hanno deliberato la necessità di acquistare 131 cacciabombardieri F35, per un costo complessivo di 15 miliardi di euro».

«Il Ministro del tesoro Tremonti - afferma - prefigura lo storno del 5 per mille a sostegno della popolazione colpita dal terremoto, mentre il Ministro Maroni stima le spese per la ricostruzione in 12 miliardi. Altri esponenti politici suggeriscono un aumento unatantum, fortunatamente, per i redditi sopra i 120.000 che al massimo potrebbe «intercettare» 1,5 miliardi. Insomma, la finanza creativa non si ferma neanche davanti al dramma del terremoto. Spendere 15 miliardi di euro - conclude Nicolosi - per acquistare degli aerei da combattimento quando il paese attraversa una crisi economica devastante, unitamente a un terremoto che ha piegato un’intera regione, è l’ultimo atto di un governo che rinuncia a trovare delle soluzioni credibili alla crisi, nemmeno quando è così accentuata come quella che vivono i cittadini dell’Abruzzo».