Dai Vescovi fondo garanzia per prestiti a famiglie in difficoltà
Invitano le parrocchie a fare collette per 30 milioni di euro
ROMA - In Francia continuano i sequestri-protesta dei manager da parte di dipendenti in odore di licenziamento. Nella City di Londra i banchieri sono stati invitati a non vestire un abbigliamento che li renda riconoscibili ai contestatori. Oltreatlantico è 'caccia al manager' e anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, accusa: «L'astio verso i banchieri non serve a niente». I quali banchieri, intanto, hanno dato il loro sostegno ai vescovi italiani per venire incontro alle famiglie messe in ginocchio dalla crisi economica.
Non ci sogniamo di misurarci con lo Stato o con le istituzioni bancario - ha spiegato monsignor Mariano Crociata, che ha annunciato l'iniziativa - ma vogliamo dare voce ad un movimento di solidarietà che si è già avviato all'interno della società e della Chiesa». Nel corso dei lavori del suo consiglio permanente (23-26 marzo) la Conferenza episcopale italiana ha messo a punto l'idea preannunciata di un fondo nazionale di garanzia. Alcuni dettagli ancora mancano (e dall'Associazione bancaria italiana non giunge conferma che il protocollo d'intesa sia già stato firmato), ma i contorni dell'operazione sono ormai chiari.
E così, mentre il Papa scrive a Gordon Brown per chiedere che il G20 si impegni a favore delle famiglie, dei lavoratori e dell'Africa («la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in se stesse la radice del loro fallimento», afferma), i vescovi invitano le parrocchie di tutto il paese a raccogliere collette per 30 milioni di euro. Una somma che verrà usata a mo' di garanzia per le banche, che stanzierebbero 300 milioni di euro di prestito per le famiglie con almeno tre figli o «gravate da malattia o disabilità» che «abbiano perso ogni forma di reddito». Il prestito - stimato in 500 euro mensili - varrà un anno e sarà rinnovabile per un secondo anno. Ne potranno beneficiare tutte le famiglie, anche non cattoliche, purché fondate sul matrimonio (anche civile). In base ai calcoli dei vescovi italiani le famiglie interessate saranno da ventimila a trentamila. Gli uffici delle Acli, come di altri organismi cattolici, «permetteranno di avere un'idea dell'attendibilità delle richieste», ha spiegato monsignor Crociata. Il sistema creditizio si farà carico di eventuali insolvenze, e, in contropartita, beneficerà, oltre che del ritorno in immagine, di eventuali interessi.
Plaudono all'iniziativa dei vescovi i politici cattolici di ogni schieramento. Ma gli accenti divergono. «Questo intervento ci conferma in ordine alla bontà e alla moralità della nostra analoga iniziativa di istituire un fondo di 25 milioni di euro», afferma il sottosegretario Carlo Giovanardi. L'opposizione, invece, critica l'esecutivo. L'iniziativa dei vescovi «mi fa sentire orgoglioso in quanto cattolico e mi fa vergognare in quanto cittadino italiano», afferma il presidente dell'Udc, Rocco Buttiglione. «Una cosa così avrebbero dovuto farla il Governo e il Parlamento», aggiunge. «E' una lezione di buona politica e di laicità», gli fa eco Rosy Bindi del Pd, che aggiunge: «Una lezione anche a chi, nel governo, continua a ripetere che nessuno sarà lasciato e però non ha ancora spiegato come farà».
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