28 marzo 2024
Aggiornato 09:30

Orvieto: tiene nella crisi, pronta al rilancio

Presentata la ricerca del Censis alla Conferenza socioeconomica «Orvieto. Gli scenari del domani»

Orvieto reagisce alla crisi meglio di tanti territori italiani d’eccellenza. Secondo l’indagine realizzata dal Censis, il 28,6% dei soggetti locali interpellati (istituzioni e soggetti di rappresentanza dell’economia e del lavoro) ritiene che il proprio territorio è stato colpito dalla crisi in modo pesante (il dato riferito all’insieme dei territori d’eccellenza del Paese sale a oltre il 40%). Per il 68,6% c’è invece un impatto parziale della crisi, soprattutto sui consumi, mentre il 3% lo giudica marginale, perché a Orvieto sono colpite solo poche realtà. Rispetto al dato medio nazionale dei territori d’eccellenza, a Orvieto è minore la quota di soggetti socioeconomici che prevedono un peggioramento della situazione (il 54% contro il 63%), mentre sono tre volte di più gli ottimisti. Per oltre il 17% la situazione migliorerà (negli altri territori la percentuale non arriva al 4%).

Quali rischi. I veri rischi per Orvieto vengono dalla paura per il futuro avvertita dalle famiglie che riducono i consumi (la pensa così il 43% degli intervistati) e dalle iniziative dei «furbetti» che approfittano della crisi per scaricare i costi dei loro errori sulla comunità (oltre l’8%). Ma più dell’11% pensa che la crisi non ha cambiato più di tanto i comportamenti di famiglie e imprese (la percentuale è pari a circa il 6% nella media nazionale dei territori d’eccellenza).

Il rilancio della città. In questa fase occorre puntare su quanto di meglio Orvieto dispone: il patrimonio storico-artistico (47%), il brand di territorio (38%), le produzioni locali tipiche, dall’olio al vino (35%), la collocazione geografica strategica (35%). Bisogna reinventare il passato, la storia e le tradizioni locali, valorizzando la «dote» naturale di Orvieto di essere lo «snodo dei nodi» tra Umbria, Lazio e Toscana.

Gli ostacoli da superare. Per quasi il 67% degli intervistati è prioritario superare un certo conservatorismo locale, cioè la tendenza a difendere quello che si ha piuttosto che sfruttare le nuove opportunità; per il 54,5% l’ostacolo è costituito dalla inconcludente micro-conflittualità locale; per oltre il 33% la scarsa abitudine dei cittadini a mettersi in gioco in prima persona. Non tutto può ricadere sulle spalle delle istituzioni pubbliche: occorre più impresa e più banca (il credito erogato può aumentare da 50 ad almeno 70 milioni di euro annui).

I problemi del futuro. Più dell’82% degli intervistati individua il principale problema del futuro nella tendenza dei giovani più qualificati ad andare via dalla città per stabilirsi altrove. Quasi il 53% è preoccupato per l’invecchiamento progressivo della popolazione.

L’agenda delle cose da fare. Occorre puntare sulla «filiera corta»: dalla vendita locale delle produzioni orvietane a un’offerta scolastica e formativa mirata sulle professioni richieste dalle attività locali (la pensa così il 47% del campione). Decisiva la relazionalità con gli altri territori: Orvieto deve sviluppare rapporti strategici soprattutto con l’Alto Lazio, fino all’area di Civitavecchia (è l’opinione del 60% degli intervistati), con il Viterbese (57%), la Bassa Toscana (45%), l’area metropolitana di Roma (43%), il territorio regionale umbro (31%).

Questi sono alcuni dei principali risultati di una ricerca realizzata dal Censis e presentata oggi a Orvieto, presso il Palazzo dei Congressi, nell’ambito della Conferenza socioeconomica «Orvieto. Gli scenari del domani». Ne discuterà domani Giuseppe De Rita, presidente del Censis, intervistato da Alain Elkann, il sindaco della città Stefano Moci e l’assessore regionale alle risorse umane, finanziarie e strumentali Vincenzo Riommi.