28 marzo 2024
Aggiornato 22:00

Professioni, Colap: riconoscere le associazioni per liberalizzare il sistema

La risposta del Colap all’indagine dell’Antitrust sulle liberalizzazioni degli ordini professionali

ROMA - La conclusione della indagine dall’Antitrust per valutare gli effetti della riforma Bersani sugli ordini professionali, come prevedibile, ha scatenato forti reazioni da parte del mondo ordinistico.
L’esame del grado di liberalizzazione dei 13 ordini professionali messi sotto la lente del garante per la concorrenza ha evidenziato disposizioni «ingiustificatamente restrittive di tale concorrenza oltre che contrastanti con la riforma Bersani».

Ma, a distanza di oltre due anni dalla legge di conversione del decreto Bersani, la notizia del persistere di situazioni di protezionismo contrarie alle dinamiche competitive globali non scuote più di tanto il mondo delle professioni non regolamentate.

«L’attuale sistema - lo sappiamo - è legato a vecchi schemi che hanno impedito ogni possibilità di varare, a latere, un modello più dinamico e flessibile come quello rappresentato dalle associazioni professionali – spiega Giuseppe Lupoi, presidente del CoLAP. A ben vedere, anzi, vi è una rinnovata tendenza da parte degli ordini ad impossessarsi di nuove riserve (basta vedere la proposta del CNF di questi giorni) o ad imporre ai propri iscritti percorsi formativi successivi di cui si propongono come produttori sostanzialmente monopolistici, e la conferma dell’uso strumentale ed anticoncorrenziale dei codici deontologici, con conseguenze disastrose per i singoli iscritti che provano a contrastarle.

Quello che però preoccupa dell’indagine dell’Antitrust è che nei 331 paragrafi di cui essa si compone non si sia trovato modo di dedicarne qualcuno per evidenziare che buona parte dei limiti che il sistema ha evidenziato potrebbero essere rimossi, o almeno attenuati, se fosse stata varata la norma per il riconoscimento delle associazioni professionali.

Sembra che ancora persista anche nell’Antitrust un pensiero automatico, ma non per questo corretto, che lega la concorrenza all’abolizione della tariffe minime o alla possibilità di fare pubblicità, o ancora alla costituzione di società multidisciplinari: sono strumenti utili ma da soli non sufficienti. Mentre la vera risorsa per un processo di cambiamento del sistema, in grado di garantire la più ampia libertà di iniziativa economica al professionista, viene dal riconoscimento legislativo delle associazioni professionali.»

Per il presidente Lupoi «Fintanto che il problema della concorrenza si limiterà a discutere della difficoltà degli ordini di abbandonare parte dei loro privilegi in virtù di un processo che si muove verso un sistema più aperto, ispirato da principi di liberalizzazione, allora non si riuscirà mai a realizzare completamente quel processo di ammodernamento di cui il nostro paese ha bisogno.

Per il Colap sarebbe importante, quindi, che l’Antitrust sostenga esplicitamente l’urgenza del riconoscimento di quella fetta del sistema professionale italiano (circa 3 milioni di professionisti) che già si muove secondo quei principi di libera concorrenza tanto acclamati e che è rappresentata dai professionisti non regolamentati.

Il nostro augurio è che L’antitrust, nella persona del suo presidente Antonio Catricalà, possa condividere con noi questa esigenza e dare avvio ad una serie di azioni che possano davvero essere di supporto ad una liberalizzazione del sistema professionale italiano in grado di garantire e tutelare il cittadino/consumatore/utente.