Unioncamere: si estende il capitalismo municipale
Oltre 5mila imprese nella galassia degli Enti Locali
ROMA – Si allargano le maglie del cosiddetto «capitalismo municipale»: da un anno all’altro, le società partecipate e controllate dagli enti locali sono 254 in più, raggiungendo quota 5.128. Non migliorano, invece, le performance: rallenta ulteriormente la produttività del lavoro, resta ampia la base occupazionale ed elevato il numero degli amministratori. Si amplia, inoltre, il differenziale Nord-Sud, con il Settentrione che compensa le perdite economiche del Meridione.
E’ quanto emerge dal secondo Rapporto Unioncamere sulle società partecipate da Comuni, Province, Regioni e Comunità Montane.
«La diffusione – e frammentazione – delle società partecipate dagli enti locali, già segnalata nel precedente Rapporto, quest’anno si accentua ulteriormente, senza peraltro che il quadro complessivo delle performance di queste società migliori in maniera significativa», evidenzia il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello. «Rallenta infatti la crescita della produttività del lavoro (negli ultimi due anni è stata pari allo 0,4% mentre nel 2003-2005 aveva raggiunto il 5% di media annua) e si amplia ulteriormente il divario tra Nord e Sud sia riguardo alla produttività, sia con riferimento agli utili. Un’ultima annotazione riguarda i costi di gestione, che, nel complesso, non sembrano procedere verso un miglioramento: pur non aumentando il numero complessivo degli amministratori (26mila come lo scorso anno) registriamo un incremento delle cariche da essi ricoperte (oltre 2mila in più rispetto al 2007). E’ auspicabile, quindi, una riflessione attenta su questo universo, soprattutto nell’ottica di un miglioramento dei servizi resi al cittadino e alle imprese. Non dimentichiamo, infatti, che soprattutto per i servizi di rete, la dimensione comunale o provinciale è spesso insufficiente per consentire gli investimenti necessari e raggiungere soglie significative di produttività».
La fotografia del «capitalismo municipale»
Sono complessivamente 7.651 i Comuni, le Province, le Regioni e le Comunità Montane che gestiscono partecipazioni in società.
Se si considera l’ammontare totale del capitale sociale delle 5.128 società partecipate, emerge una leggera flessione della quota di partecipazione detenuta dalle amministrazioni locali, che passa dal 60,5% nel 2005 al 58,8% nel 2006, in continuità con il trend discendente già rilevato a partire dal 2003 (64,7% la quota di partecipazione degli enti locali nelle imprese nel 2003).
Si attesta al 46% la quota di pertinenza dei Comuni, in netto calo rispetto al 2005 quando la partecipazione comunale era pari a 51,5%. Sale invece di quasi 4 punti la percentuale di quote di partecipazione detenute complessivamente nelle medesime imprese da Regioni, Province e Comunità Montane.
Le partecipazioni pubbliche restano comunque un fenomeno soprattutto municipale (7.269 i Comuni azionisti su 7.651 enti locali censiti negli elenchi soci nel 2006). Mediamente ogni Comune è presente in più di 7 società. In linea con quanto rilevato a partire dal 2003, sono aumentati gli enti locali con partecipazioni in più di 5 società (da 40,8% a 42,8% del totale di quelli partecipanti), confermando il fenomeno già rilevato in passato del cosiddetto «gruppo comunale», che vede il Comune a capo di una holding che controlla un sistema di entità economiche formalmente indipendenti.
Delle 5.128 società partecipate, 3.387 sono quelle controllate dagli enti locali con quote superiori al 50% del capitale sociale. Tra il 2005 e il 2006, il numero di società controllate con la maggioranza assoluta del capitale dagli enti locali è aumentato di 221 unità. E’ proprio questo incremento che spiega quasi del tutto l’aumento delle società partecipate, visto che le partecipazioni di minoranza sono cresciute solo di 33 unità.
Il 28% delle società controllate fa riferimento all’ambito delle infrastrutture e dei servizi alle imprese, il 17,8% gestisce i servizi locali relativi all’energia elettrica, al gas, al ciclo integrato dell’acqua, il 10,9% i trasporti pubblici e il 10,2% è attiva nella gestione dei rifiuti.
Il 78% delle partecipate e delle controllate ha sede nel Centro-Nord, Lombardia in testa (nella regione si trovano il 19% delle controllate), seguita da Emilia-Romagna (9,4%), Toscana (9,3%), Piemonte (8,7%) e Veneto (8,5%). Per quanto riguarda invece il Mezzogiorno, dove ha sede il 22% delle società controllate dagli enti locali, resta confermata la maggiore presenza di imprese a controllo pubblico locale in Campania (6% sul totale nazionale e il 27% dell’intero Mezzogiorno); segue la Sicilia (4%), regione in cui si è registrata la crescita più corposa nel numero di tali società (+26% dal 2005 al 2006). Forte anche l’incremento registrato in Puglia (+17%).Una rete che vale l’1,1% dell’occupazione e l’1,2% del Pil
L’analisi del peso economico e degli andamenti delle società partecipate è stata compiuta su 4.041 partecipate (di cui 2.718 controllate). Le altre 1.087 imprese (di cui 669 controllate) iscritte nel Registro camerale risultavano a fine 2006 in liquidazione o in fallimento oppure presentavano un conto economico non significativo.
Nelle società partecipate operavano a fine 2006 259mila addetti, l’1,1% del totale nazionale. Elevata la dimensione media delle imprese: 64 addetti, con valori massimi per le imprese di trasporto (230) e per quelle impegnate nello smaltimento dei rifiuti (121).
La quota più consistente di occupati è presente però nelle società controllate. L’84% dei 259mila addetti si incontra in queste società, alle quali si deve anche il 67% del volume d’affari complessivo e il 73% del valore aggiunto realizzato dalla totalità delle aziende partecipate dalle amministrazioni pubbliche.Il valore aggiunto prodotto dalle partecipate degli enti locali si attesta all’1,2% del PIL italiano ed è prevalentemente concentrato nel settore delle «local utility» (energia, gas, acqua, rifiuti e trasporti locali). Rispetto al 2005, tale indicatore è cresciuto di 1,7 punti percentuali, esclusivamente per il miglioramento delle performance dei settori diversi dalle local utility, il cui valore aggiunto in aggregato (+7,8% rispetto al 2005) è aumentato tanto da compensare il calo registrato nelle local utility (-1% complessivamente).
Forte la disparità tra Centro-Nord e Sud quanto a produttività del lavoro. Nel 2006, il valore aggiunto per occupato delle imprese del Centro-Nord partecipate dagli enti locali si è attestato a 75mila euro, mentre per il Mezzogiorno è stato pari a 41,7 mila euro. Nel biennio 2005-2006 rallenta la crescita della produttività del lavoro: se nel triennio 2003-2005 l’incremento medio annuo aveva superato il 5% in media annua, nei due anni successivi l’aumento è stato di solo 0,4 punti percentuali, portando l’indicatore a circa 68mila euro.
Dopo le imposte, gli utili delle società partecipate si sono attestati poco al di sopra di 1,5 miliardi di euro nel 2006, circa il 3% del fatturato totale. Ciò è dovuto unicamente ai risultati dalle società del Centro-Nord (+530mila euro circa in media per impresa) che hanno compensato le perdite di quelle del Sud (-260mila euro circa in media).