19 aprile 2024
Aggiornato 20:30

Crisi, da oggi in Tanzania il summit Fmi per l'Africa

Strauss-Kahn: servono 11 miliardi di dollari in cinque anni

Dar Es-Salaam (Tanzania) - La crisi economica mondiale minaccia oggi l'Africa, tanto che il Fondo monetario internazionale e la Tanzania hanno organizzato a Dar Es-Salaam un vertice che vedrà riuniti oggi e domani i ministri delle Finanze e i governatori delle banche centrali dei 53 Paesi africani, accademici, rappresentanti della società civile e del settore privato, impegnati a definire un piano di misure che arginare un nuovo cataclisma. Risparmiato inizialmente dal crollo del sistema finanziario mondiale, il continente africano si vede ormai sempre più minacciato nella sua economia reale, con ripercussioni sociali disastrose per un continente già alle prese con una situazione di povertà diffusa e alto tasso di disoccupazione.

«Dopo aver colpito i paesi industrializzati e i mercati emergenti, una terza ondata della crisi finanziaria mondiale sta colpendo ora i paesi più poveri e più vulnerabili, e li sta colpendo duramente», ha detto la scorsa settimana il Direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), Dominique Strauss-Kahn, che domani sarà in Tanzania. Prima della crisi, i paesi africani registravano tassi di crescita tra i più alti del mondo. Nelle sue previsioni per il 2009, il Fmi ha già rivisto al ribasso le sue previsioni per il continente. Il calo del commercio mondiale ha pesanti ripercussioni soprattutto sulle economie che dipendono in gran parte dalle esportazioni di materie prime, come i Paesi africani. Strauss-Khan ha inoltre previsto un calo del 20% degli investimenti diretti esteri sul continente. Per ammortizzare lo shock, il Direttore generale del Fmi ritiene che l'Africa abbia bisogno di ulteriori finanziamenti, pari a 11 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni.

Da parte sua, la Banca mondiale ritiene che i Paesi in via di sviluppo abbiano bisogno invece di più fondi. In un documento diffuso ieri, la Banca ritiene che il deficit di finanziamenti di questi paesi oscillerà tra 270 e 700 miliardi di dollari nel solo 2009. «Soltanto un quarto dei paesi in via di sviluppo ha la capacità di finanziare misure» che mirano a limitare l'impatto della crisi, ha dichiarato l'istituzione finanziaria. Strauss-Kahn spera che la conferenza di Dar Es Salaam offra anche l'occasione di chiarire quali siano i Paesi più a rischio, in vista del vertice del G20 di aprile a Londra. Tuttavia, il numero uno del Fmi rischia di doversi confrontare con analisi diverse. Così, il ministro delle Finanze ugandese, Syda Bumba, ritiene che serva un'immediata iniezione di capitali, e chiede che le istituzioni finanziarie internazionali «aumentino gli aiuti a breve termine».

Lawrence Bategeka, del Centro ugandese di ricerca sulla politica economica, sostiene invece la necessità di definire programmi a medio termine «per le infrastrutture e la creazione di posti di lavoro». Tuttavia, indipendentemente dalle analisi, il tono generale degli interventi sarà di allarme. Già lo scorso febbraio, i leader del continente hanno espresso preoccupazione per la situazione economica, durante il vertice dell'Unione africana (Ua) di Addis Abeba. Il presidente della Commissione Ua, Jean Ping, ha sottolineato la gravità di una crisi «che pone al centro dell'agenda della comunità internazionale il salvataggio degli istituti bancari e finanziari piuttosto che i finanziamenti allo sviluppo». «Nello stesso tempo - ha sottolineato - le economie e le popolazioni africane si preparano a pagare in pieno le conseguenze di questa crisi, di cui non sono affatto responsabili».