29 aprile 2024
Aggiornato 10:30

Usa-GB: Brown al Congresso tra applausi e standing ovation

La lotta al terrorismo, la minaccia del nucleare iraniano, il Medio Oriente, il clima, la crisi economica, i diritti dei bambini nel suo intervento

WASHINGTON - E' stato accolto da un lungo e caloroso applauso il primo ministro britannico Gordon Brown, intervenuto oggi davanti ad una sessione riunita del Congresso americano. La lotta al terrorismo, la minaccia del nucleare iraniano, il Medio Oriente, il clima, la crisi economica, i diritti dei bambini: nel suo intervento interrotto ben 17 volte da numerosissimi applausi e standing ovation, Brown ha sfiorato tutti i temi scottanti di politica internazionale ribadendo in svariati passaggi la strettissima relazione che lega e continuerà a legare Londra a Washington.

Come largamente anticipato dai media nei giorni scorsi, Brown ha insistito sulla necessità di un'azione coordinata per affrontare la crisi globale che ha colpito il pianeta «come un uragano». Guai a vedere il collasso come un fenomeno isolato ha avvertito Brown, rinnovando il suo appello a lasciare a casa ogni forma di protezionismo che rende le «nazioni più fragili», perché - come aveva detto peraltro ieri nel suo faccia e faccia con Barack Obama - «una banca cattiva in qualsiasi luogo è una minaccia alle banche sane altrove».

«Non importa dove ha origine, una crisi economica si propaga in tutto il mondo» ha detto Brown. Davanti ad un Congresso alle prese con il piano di stimoli economici per affrontare la crisi in atto, Brown ha incitato i parlamentari a «cogliere l'attimo, perché ora più che mai il resto del mondo vuole lavorare insieme all'America». Unità di intenti e alleanza infrangibile anche nella lotta al terrorismo: «Le vostre perdite (di soldati) sono le nostre perdite, la determinazione della vostra nazione è la nostra determinazione» ha scandito Brown sollevando nuovi calorosi applausi dalla platea. Porgendo una mano a Teheran, Brown ha indicato la disponibilità di Londra e Washington ad accogliere l'Iran nella comunità internazionale, se questa rinuncerà al suo programma nucleare, condizione imprescindibile. Sul conflitto mediorientale il capo di Downing Street ha auspicato la creazione di uno stato palestinese.

Insistendo poi sulla necessità di fornire «soluzioni globali a problemi globali» Brown ha espresso l'intento di arrivare ad uno storico accordo sul clima nel vertice di fine anno a Copenaghen, altro tema scottante che divide il Congresso statunitense e segna un'altra delle grandi differenze con l'amministrazione Bush che aveva strenuamente resistito ad ogni concessione nella lotta ai cambiamenti climatici. «Perché si pianta il seme di un albero la cui ombra non sarà vista da nessuno?» ha poi aggiunto Brown, prendendo spunto da un proverbio greco. Sebbene previsto, un nuovo grande applauso ha accolto l'annuncio del conferimento da parte della regina della carica di baronetto a Edward Kennedy, il senatore democratico gravemente malato di tumore (le onorificenze sono assegnate dalla regina Elisabetta II ma le candidature sono avanzate dal governo o da un comitato di consulenza).

I bambini e il futuro del mondo sono tornati spesso nel discorso tenuto da Gordon Brown ed hanno rappresentato il momento più «solenne» in cui la platea ha silenziosamente ascoltato le parole del premier: «Il più grande dono al mondo sarebbe dare a tutti i bambini una chance di essere istruiti» ha detto Brown ricordando - in un passaggio fuori programma - la tragica storia di David, una piccola vittima del genocidio in Ruanda. Primo leader europeo ad essere ricevuto alla Casa Bianca dall'insediamento di Barack Obama il 20 gennaio scorso, Gordon Brown è il quinto premier britannico a prendere la parola davanti al Congresso riunito in sessione congiunta: un onore riservato solo ai più stretti alleati di Washington. Prima di lui era toccato ad illustri colleghi come Winston Churchill, Clement Attlee, Margaret Thatcher e Tony Blair.