1 agosto 2025
Aggiornato 14:30
Rapporto ISAE

“Le previsioni per l’economia italiana”

Ciclo, imprese, lavoro

Quadro internazionale. Gli interrogativi sull’impatto delle misure volte a normalizzare i mercati finanziari e dei provvedimenti fiscali di stimolo della domanda rendono oltremodo incerta la formulazione di un scenario di previsione per il quadro globale. L’ipotesi su cui si basa l’ISAE presuppone che gli interventi di policy comincino ad avere un effetto sul ciclo delle economie nella seconda metà del 2009, negli USA in misura più efficace che in Europa. In questo scenario centrale i rischi negativi superano al momento quelli positivi.

Negli Stati Uniti, in accentuata caduta tra la fine del 2008 e i primi mesi di quest’anno, si stima un’inversione di tendenza della dinamica produttiva nella seconda metà del 2009. A riflesso di questo profilo, il PIL statunitense cala del 2% in media quest’anno (+1,3% nel 2008), per poi crescere del 2,2% nel 2010. In Europa, invece, la contrazione dell’attività economica risulta meno accentuata di quella d’oltreoceano all’inizio dell’anno, mentre la fase del successivo recupero si rivela più lenta. Il PIL dell’area euro scende del 2,5% nella media dell’anno in corso (+0,7% nel 2008), per poi riprendere a un ritmo dello 0,7% nel 2010.

Il prodotto lordo mondiale registra nel 2009 una leggera diminuzione (-0,4%). La flessione riflette principalmente le cadute produttive nell’area dei paesi industriali. Le economie emergenti dell’Asia vanno incontro a una forte frenata. Riduzioni dell’attività produttiva si riscontrano in America Latina e nell’Europa dell’est. Nelle ipotesi ISAE, i principali sistemi sperimentano sul finire dell’anno un graduale superamento del periodo di difficoltà, entrando con dinamiche più positive nel 2010, quando la crescita globale si attesta al 3,2%. Il commercio internazionale si riduce di quasi il 5% nella media del 2009, segnando la prima contrazione dall’inizio degli anni ottanta. La domanda mondiale riprende un po’ di vigore nel 2010 quando si espande del 5%.

Il permanere di condizioni recessive o di stagnazione per buona parte del 2009 contribuiscono a deprimere le quotazioni petrolifere, ipotizzate intorno ai 43 dollari nella media dell’anno (-55% rispetto al 2008). Nel 2010 si suppone un rialzo a circa 60 dollari.

Italia. In modo analogo a quanto avvenuto nell’area dell’euro, la recessione si è approfondita in Italia nell’ultimo trimestre dello scorso anno. La dinamica produttiva, ridottasi più delle attese, è stata trainata al ribasso dalle esportazioni, penalizzate dalla caduta dell’economia tedesca, e dagli investimenti. Le incerte prospettive hanno probabilmente ridotto notevolmente le scorte di prodotti finiti e intermedi. I consumi, che nell’ultima fase avevano denotato una relativa capacità di tenuta, sono presumibilmente diminuiti nella componente dei beni durevoli; il calo avrebbe più che compensato tendenze probabilmente migliori nelle altre tipologie di acquisto.

Le indicazioni congiunturali disponibili evidenziano per la prima parte del 2009 un quadro in cui prevalgono, con poche eccezioni, i segnali negativi. Si sono manifestati spunti di miglioramento sul fronte della fiducia dei consumatori, risultata in rialzo per il rapido rientro dell’inflazione.

Nell’insieme, però, le informazioni disponibili non consentono ancora di delineare l’approssimarsi di punti di svolta. Le notizie continuano a essere non buone con riferimento all’attività industriale.

Il clima di opinione delle imprese è sceso a minimi storici, risentendo di un nuovo appesantimento del portafoglio ordini sull’interno e sull’estero. Dopo una pausa a inizio anno, tornano a evidenziarsi forme di razionamento del credito alle imprese. Nella stima ISAE, la produzione industriale, risultando influenzata anche della forte caduta di fine 2008, si contrae ulteriormente (del 3,8%) nei primi tre mesi del 2009.

Previsione 2009-2010. I segnali disponibili indicano che anche il 2009 sarà un anno di recessione
Il PIL flette, nei dati corretti per le giornate lavorate, del 2,6% (-0,9% nel 2008), in misura simile a quanto si stima per l’area euro. In termini grezzi, non aggiustando per il calendario, la riduzione è del 2,5%. La nuova caduta dell’attività economica nel 2009 è in gran parte determinata dal forte trascinamento sfavorevole, pari al -1,8% sulla base della stima preliminare ISTAT, che la flessione di fine 2008 lascia in eredità all’anno corrente. Al netto di questo trascinamento negativo, il 2010 3 registra «di suo» una caduta del PIL dello 0,8%, inferiore al calo medio sperimentato nell’anno precedente. Dopo un primo semestre ancora debole, l’economia italiana prende a stabilizzarsi nella seconda metà del 2009 in virtù dell’interruzione della caduta della domanda mondiale e degli effetti benefici della riduzione dell’inflazione sui redditi reali delle famiglie; quest’ultimi sono in parte alleviati anche dalle misure di finanza pubblica volte al sostegno dei soggetti meno abbienti. Il graduale superamento dei fattori di incertezza che frenano la spesa interna e l’attesa accelerazione del commercio internazionale consentono, nel 2010, un lento processo di ripresa: il PIL aumenta il prossimo anno dello 0,4%, tre decimi in meno rispetto all’area euro.

Allineamento alle dinamiche europee. Nella prospettiva ipotizzata tende a chiudersi il divario di crescita dell’Italia rispetto all’area euro che ha caratterizzato in modo costante gli ultimi anni.
Questo tendenziale allineamento si verifica in uno scenario «al ribasso». Esso non riflette tanto l’acquisizione di una maggiore capacita di crescita strutturale della nostra economia, quanto una generale inerzia europea. Contribuisce alla riduzione del divario anche un minor grado di esposizione dell’Italia ad alcuni focolai di crisi, per l’assenza di una vera e propria bolla immobiliare da cui rientrare, una condizione di maggiore solidità dei bilanci bancari meno gravati da titoli tossici, il più basso peso dell’indebitamento delle famiglie rispetto a quanto si osserva nelle economie partner.

Andamenti delle componenti di domanda. l’evoluzione dell’economia italiana nel 2009 risente del contributo marcatamente negativo fornito tanto dalla domanda interna che da quella estera netta.
Nel 2010, il lento recupero dell’economia è sospinto principalmente dalla domanda finale interna.
L’attesa accelerazione delle esportazioni viene in parte compensata da un rafforzamento pro-ciclico dell’import, dando luogo a un apporto ancora marginalmente negativo della domanda estera netta alla dinamica del PIL.

Mercato del lavoro. I livelli occupazionali del settore industriale subiscono l’impatto più forte della recessione. Per quanto riguarda l’occupazione dipendente, grazie alla possibilità di ricorrere alla Cassa integrazione la maggior parte della flessione prevista non si riflette nel 2009 in una corrispondente contrazione dei posti di lavoro occupati, quanto piuttosto in una consistente riduzione del monte-ore lavorate. Nelle previsioni ISAE per il 2009, a fronte di un calo delle unità di lavoro equivalenti a tempo pieno del 2,2% nel totale dell’economia, il numero di persone occupate scende in misura più contenuta, pari a circa l’1%. Il graduale rafforzamento della congiuntura tra la fine del 2009 e l’inizio dell’anno consente il ritorno dell’occupazione su un sentiero positivo: nella media del prossimo anno il numero di persone occupate cresce dello 0,2%.

Parallelamente si stima che il tasso di disoccupazione salga all’8,1% nel 2009 e all’ 8,5% nel 2010.

Inflazione. La discesa dell’inflazione, intensificatasi all’inizio del 2009 per gli effetti diretti e indiretti della caduta delle quotazioni petrolifere, proseguirà nei prossimi mesi fino a raggiungere un ritmo inferiore all’1% prima dell’estate, per poi risalire nei mesi autunnali. Nella media del 2009, l’inflazione si attesta allo 0,9%, in netta discesa dal 3,3% del 2008. Nel 2010, la dinamica dei prezzi al consumo risulta del 2%. In entrambi gli anni della previsione, l’inflazione italiana si posizione per tre decimi di punto sopra la media della zona dell’euro.

Finanza pubblica. Il quadro congiunturale sfavorevole condiziona le previsioni di finanza pubblica
Data la sensibilità dei conti pubblici italiani al ciclo economico, nel biennio 2009-10 si prospetta un peggioramento del disavanzo che dovrebbe raggiungere il 4% del PIL quest’anno per poi ridursi al 3,9% nel successivo. In termini di disavanzo corretto per il ciclo, si dovrebbe tuttavia registrare una diminuzione significativa. Nel biennio di previsione, il rapporto tra stock del debito pubblico e PIL sale di circa sei punti percentuali, passando dal 106% stimato per il 2008 al 110,3% nell’anno in corso e al 111,8% nel 2010.