19 aprile 2024
Aggiornato 16:00
Saldo annuo attivo di 77 unità grazie alle costruzioni e alle imprese con titolari extra-ue

Demografia delle imprese artigiane 2008

In diminuzione trasporti (-31), manifatture (-12) e riparazioni (-8)

L’importanza dell’artigianato nel tessuto economico provinciale è implicito nel peso che il comparto ha raggiunto sul totale delle imprese attive e che è pari al 38,9% (secondo solo a Bergamo e Como), superiore al peso medio dell’artigianato in Lombardia (32,7%) e in Italia (28,3%).
Nel 2008 le imprese artigiane  sono aumentate sul territorio di 77 unità. Lo stock delle attive è infatti passato dalle 6.262 unità attive nel 2007 alle 6.338 unità del 2008.

Nell’ultimo trimestre 2008 - dopo il peggioramento del clima di fiducia e dello scenario economico che si è determinato negli ultimi mesi dell’anno - , per la prima volta dopo ben quindici trimestri, è apparso il segno meno sull’indicatore demografico dell’artigianato locale:  -0,13, risultato da un tasso di natalità di 1,81 e un tasso di mortalità di 1,94. Tra settembre e dicembre le imprese artigiane iscritte al Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Lodi sono state infatti 116 mentre 124 sono quelle che hanno denunciato di avere chiuso i battenti.

L’inversione di tendenza, dopo tre anni e mezzo di ininterrotta crescita demografica, ha «limato» il risultato della crescita annua: il tasso di natalità  è stato del 9,97 contro un tasso di mortalità dell’8,75 fissanso per differenza il tasso di crescita all’1,22. La natalità ha dunque allentato la propria carica (3 punti in meno rispetto l’anno passato) ed  è nello stesso tempo cresciuta la mortalità, che con un tasso dell’8,25 corre più veloce rispetto sia alla Lombardia (8,18) che all’Italia (8,25).

Il riscontro del rallentamento viene confermato dalla variazione percentuale tendenziale: rispetto al precedente anno che aveva messo a segno un +4,8% di imprese artigiane, quest’anno l’indicatore si è fermato a +1,2%.

Dall’analisi dei flussi trimestrali (settembre-dicembre) delle iscritte e delle cessate, si ricava l’indicazione di un disagio e difficoltà diffuse in parecchi settori, ad eccezione (almeno per ora) delle Costruzioni che come è noto costituiscono il 51% del totale delle attività economiche dell’artigianato e che hanno presentato un saldo non negativo (+1 unità), dei Servizi sociali e personali (+2) e delle Imprese non classificate, quelle imprese cioè che svolgono attività plurima e non indicano una attività prevalente  (+7).

Per contro, ancora una volta, i flussi denunciano le gravi difficoltà del ramo Trasporti e Magazzinaggio, le cui attività hanno presentato un saldo negativo di 10 unità.  Sempre su base trimestrale, si sono espressi negativamente le Attività manifatturiere (-2), le Riparazioni di beni personali e per la casa (-4), l’ Informatica (-1).

L’andamento su base annua, come si diceva, presenta un saldo negativo tra iscritte e cessate, pari a 77 unità. Il quadro riassuntivo è  caratterizzato dal saldo ancora una volta positivo delle Costruzioni (nella divisione sono inclusi i lavori di completamento dei fabbricati e di installazione dei servizi, le riparazioni, i rinnovi, i restauri, ecc.), che, sia pure con la frenata di settembre-dicembre e con una minore «velocità» di espansione rispetto al passato, ha introdotto nel tessuto economico delle attività artigiane 92 unità.

Le imprese artigiane attive che svolgono attività edili (lavori generali di costruzione, lavori speciali, attività di installazione, lavori di completamento) hanno realizzato una variazione tendenziale del 3% e attualmente raggiungono le 3.220 unità ( 3.125 nel 2007). Con una incidenza di oltre il 50% sul totale delle imprese attive, esse costituiscono il più consistente comparto dell’artigianato e quello che pur manifestando un elevato tournover (12,4 il tasso di natalità e 9,5 di mortalità)  ha messo a segno il più alto tasso di crescita (2,9).

E’ importante notare come i lavori in edilizia (compresi quelli di installazione di servizi), forniscano in un certo senso, scelte di lavoro e di integrazione ai cittadini extra-Ue.

Le ditte individuali con titolari extra-Cee presenti nelle attività del ramo sono in totale 553, 85 in più rispetto alle 468 del 2007. Nelle società di persone i non comunitari partecipano in 38 ditte (1 in più rispetto al 2007). Non è quindi azzardato dire che le imprese extra-Ue fanno da traino alla crescita numerica dell’edilizia e alla stessa crescita demografica ddell’artigianato provinciale.

Se la demografia del comparto artigiano per ora non soffre, grazie appunto alle imprese extracomunitarie dell’edilizia, ben diversa indicazione arriva da altri rami di attività.

Sempre considerando i flussi delle iscritte e delle cessate su base annua, si deve infatti notare che le difficoltà dell’artigianato lodigiano stanno intaccando la consistenza stessa di diverse sezioni delle attività economiche.

Il numero delle cessazioni ha superato quello delle iscrizioni in diverse specializzazioni. Con un saldo negativo si presentano infatti le attività dei Servizi connessi all’agricoltura e alla zootecnia (-4 unità),  le Attività manifatturiere (-12 unità), gli Autotrasportatori (-31 unità), le Riparazione dei beni personali e  per la casa  (-8).

Presentano invece saldo positivo le Attività connesse di Alberghi e ristoranti (+1 unità), il gruppo dei Servizi sociali e personali (+9), dei  Servizi alle imprese (+5) e le Imprese non classificate (+25).

Anche qui hanno assunto una certa visibilità le imprese di cittadini extra-Ue: le manifatturiere sono passate da 64 a 69 (+5 unità), quelle di pulizia da 47 a 52 (+5 unità), mentre hanno perso unità quelle di autotrasporto che da 72 scendono a 70 (-2 unità).

Come già detto per l’andamento demografico generale delle imprese l’inversione della tendenza rappresentata dai flussi di iscrizioni e cessazioni, non può farsi risalire allo shock finanziario di settembre 2008. Per avere riscontri in tal senso sarà opportuno attendere i dati dell’andamento demografico del primo trimestre 2009 (disponibili a aprile) dal momento che l’esame della serie storica rivela sempre alla fine del primo trimestre di ogni anno degli  aggiustamenti statistici.