25 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Migliaia di agricoltori rischiano di lasciare

Crisi: imprese agricole sempre più alle strette

Subito interventi. Iniziative di protesta in tutta Italia

Il presidente della Cia Giuseppe Politi esprime forti critiche al governo: non ha compreso la gravità dei problemi del settore. Aziende oppresse da costi produttivi, da oneri contributivi e burocratici. Prorogare la fiscalizzazione degli oneri sociali, ancora ferma al 31 marzo 2009. Mancano i fondi per le calamità naturali. Inaccettabile il decreto sulle quote latte. L’Ici sui fabbricati rurali resta una pericolosa mina vagante. In piazza per sollecitare misure straordinarie e una nuova politica.

A rischio 250 mila aziende - «Negli ultimi dieci anni circa 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagne e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2008 più di 20 mila sono andate fuori mercato. Il rischio è che nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività. I motivi sono noti e da noi più volte denunciati: costi produttivi sempre più pesanti; oneri contributivi e burocratici opprimenti; la proroga per la fiscalizzazione degli oneri sociali è ferma ancora al 31 marzo 2009; redditi falcidiati; prezzi sui campi in continua discesa; mancanza di finanziamenti per il Fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali; Ici sui fabbricati rurali che resta una mina vagante; un decreto sulle quote latte inaccettabile; scarsissima attenzione da parte del governo; pochi e fragili sostegni pubblici; una politica di sviluppo che si allontana in maniera inesorabile; un’agguerrita competitività a livello internazionale. Senza interventi mirati e straordinari sarebbe il tracollo dell’intero settore». A rilanciare l’allarme è il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi per il quale «il silenzio dell’esecutivo nei confronti dei gravi problemi del mondo agricolo è disarmante».

«E’ una situazione non più tollerabile. In questi giorni più volte abbiamo sostenuto la necessità di misure incisive. Nessuna risposta è venuta dal governo. Per questo -avverte Politi- diciamo basta. La nostra mobilitazione è ripresa e abbiamo chiesto alle organizzazioni agricole e cooperative di fare fronte comune e avviare iniziative unitarie. Da parte nostra ci stiamo attivando e siamo pronti a scendere in piazza per far sentire, in modo vibrante, la voce della protesta degli agricoltori italiani, che sono stanchi di restare inascoltati, anche quando le questioni assumono contorni drammatici, come quelli attuali».

«Le nostre richieste -sottolinea il presidente della Cia- sono finora cadute nel vuoto. E intanto le imprese agricole sono sempre più ‘in rosso’. Nei confronti del settore c’è un totale disinteresse. A noi si dice che le risorse non ci sono. Poi, invece, vengono varati interventi importanti per il settore dell’auto, per gli elettrodomestici, per i mobili. Ci sentiamo presi in giro. E questo non possiamo sopportarlo oltre. Ci mobiliteremo in tutto il Paese, con iniziative di ferma protesta. Non solo. Chiederemo incontri con tutte le forze politiche presenti in Parlamento per far sì che vengano predisposte misure in grado di ridare fiato agli imprenditori agricoli. Lo stesso faremo con regioni ed enti locali».
«Bisogna capire che una nazione senza una valida agricoltura non ha futuro. In altri paesi europei i problemi agricoli vengono affrontati in maniera diversa e certamente più incisiva. Non si può continuare ad ignorare una realtà grave che è sotto l’occhio di tutti. Ecco perché la nostra protesta -conclude Politi- sarà ferma e determinata. Ci battiamo con energia affinché un grande patrimonio, qual è quello agricolo e rurale dell’Italia, non vada disperso e si frammenti ulteriormente. Le conseguenze sarebbero devastanti non solo per il settore ma anche per l’intera economia».