4 maggio 2024
Aggiornato 06:30
Sono 10.000 le aziende del dettaglio alimentare che potrebbero chiudere

Alimentare: aziende stritolate tra credito e costi di gestione

«Pesa enormemente l’atteggiamento degli istituti di credito che stanno richiedendo agli operatori commerciali il rientro dai fidi ed imponendo misure di restrizione dell’accesso al credito»

Sono 10.000 le aziende del dettaglio alimentare che potrebbero chiudere in conseguenza della crisi economico-finanziaria. E’ quanto emerso durante la riunione di oggi della giunta nazionale della federazione degli operatori del settore alimentare della Confesercenti.

«Pesa enormemente - ha sottolineato il presidente della Fiesa, Giancarlo Petruccioli - l’atteggiamento degli istituti di credito che stanno richiedendo agli operatori commerciali il rientro dai fidi ed imponendo misure di restrizione dell’accesso al credito. A questo si aggiungono le conseguenze del calo delle vendite che nelle ultime settimane si è attestato sul 5 per cento.

Sono quindi necessarie – ha aggiunto Petruccioli - misure finalizzate ad attuare azioni di sostegno in favore delle imprese e dei consumatori. In questa direzione, la Fiesa-Confesercenti chiede tagli sugli acconti fiscali delle imprese a novembre, l’eliminazione dei registratori fiscali, inutili dal punto di vista normativo e costosi per la gestione, il superamento della doppia tassazione sullo smaltimento degli scarti di lavorazione di origine animale e la detassazione delle tredicesime dei consumatori, per rafforzare il potere d’acquisto e sostenere i consumi delle famiglie.

Si tratta di interventi indispensabili – ha concluso il presidente della Fiesa – che non possono più aspettare dopo anni di calo dei consumi e di fronte ad una fase economica nazionale ed internazionale così difficile e preoccupante».