Nel futuro più acquacoltura e la novità del pescaturismo
Fatturato di 70 milioni, più di 2mila occupati e 642 imbarcazioni iscritte
La pesca oggi è anche allevamento, acquacoltura. Due le principali aree in cui si è sviluppata: una zona costiera, dedicata all’allevamento di specie marine, spigole e orate prevalentemente; e una zona appenninica, dove si allevano la trota e in misura minore altre specie di acqua dolce. In Toscana sono presenti 28 imprese, di cui 17 allevamenti d’acqua dolce e 11 di specie marine. La quantità allevata è di circa 3.940 tonnellate annue. La produzione proviene per oltre il 78% dagli allevamenti marini, per il 21,5% da specie di acqua dolce, con una quota residua costituita da ostriche e specie ornamentali. Le principali specie allevate, spigole e orate, soffrono la concorrenza proveniente dai paesi del Bacino del Mediterraneo (prevalentemente Grecia e Turchia), i cui prodotti arrivano sul mercato italiano a prezzi fortemente competitivi. Di conseguenza occorre tenere presente che la programmazione degli interventi in favore del settore ittico, se non inseriti in un quadro di politiche integrate, rischierebbe di non produrre gli effetti desiderati. Le scelte della politica comunitaria e la conseguente applicazione nazionale non possono non tener conto dalla conoscenza dei sistemi locali.
Sul litorale toscano sono presenti molti porti ed approdi, di struttura e ampiezza diverse, in corrispondenza di numerosi centri marittimi di piccole limitate dimensioni. Molti di questi porti svolgono attività commerciali, industriali, petrolifere, di trasporto passeggeri, turistiche e da diporto. In queste strutture gli spazi riservati alla pesca sono carenti e insufficienti ad accogliere sia le imbarcazioni toscane sia quelle che stagionalmente arrivano alla ricerca di specie come il pesce spada, il tonno ed il pesce azzurro, tanto che in alcuni periodi dell’anno si creano delle vere e proprie situazioni di «sovraffollamento». Altro disagio deriva dalla convivenza all’interno dei porti di attività diverse: basti pensare alla crescente diffusione della vendita diretta del prodotto, che ha bisogno di spazi a terra per la conservazione e per la sua commercializzazione; o alla pesca turismo, per la quale occorre creare le condizioni di operare in sicurezza; o allo sviluppo della maricoltura, che oltre alle gabbie in mare necessita di spazi a terra per la viabilità, per lo smaltimento, per il trasporto delle attrezzature ecc. Tutti fattori che determinano una certa sofferenza per il settore della pesca, e che invece dovrebbero essere colti come opportunità per lavorare in sinergia per i segmenti interessati, con ricadute positive sia in termini economici che di occupazione. Per risolvere questi problemi occorre mettere a disposizione dei pescatori adeguati spazi a terra; sviluppare la viabilità di collegamento al sistema viario principale; potenziare i servizi idrici, elettrici, igienici, di rifornimento del carburante, realizzare le strutture per la produzione del ghiaccio e per lo stoccaggio del pescato,predisporre un apposito sistema di smaltimento dei rifiuti; mettere in sicurezza le banchine,realizzare aree per la prima vendita del pescato Per la conservazione delle risorse marine la politica comunitaria e nazionale da tempo prevede interventi per favorire il mantenimento degli stock ittici. Questo implica come conseguenza una riduzione della pesca. In Toscana 160 imbarcazioni hanno abbandonato l’attività fra il 2000 e il 2006. Anche con i prossimi interventi si prevede un’ulteriore riduzione della flotta attraverso i piani di disarmo. In un’ottica di sostenibilità occorre prevedere interventi per il mantenimento e la riproduzione delle specie pescate e nello stesso tempo il miglioramento del reddito dei pescatori attraverso azioni per garantire la qualità e la tracciabilità del prodotto sul mercato.
Dobbiamo pensare ad una corretta «gestione della risorsa» attraverso l’adozione dei piani previsti dai regolamenti della Commissione Europea. I piani, gestiti dai consorzi dei pescatori, dovranno individuare aree di nursery o da sfruttare a rotazione anziché chiudere temporaneamente le aree alla pesca; diffondere l’utilizzo di sistemi di pesca selettivi; prevedere eventuali misure di compensazione socio economica. Occorrerà anche incentivare l’ammodernamento della flotta per migliorarne l’efficienza e le condizioni di sicurezza a bordo.
Gli ultimi sviluppi della normativa nazionale prevedono la possibilità per gli imprenditori di aggiungere le attività di pescaturismo e ittiturismo come attività connesse a quella principale, la pesca. Questa possibilità consiste in pratica nell’ospitare i turisti a bordo dei pescherecci o nelle proprie abitazioni. Una attività che favorisce la creazione di relazioni tra i diversi settori produttivi (produzione primaria, turismo, nautica da diporto), oltre a rappresentare per il pescatore un’opportunità in termini di miglioramento del reddito. Il continuo rincaro del costo del carburante, specie negli ultimi anni sta comportando notevoli difficoltà alle imprese di pesca.
La Regione ha seguito l’evolversi della situazione e ha affrontato il problema già dal 2005, e le ipotesi sulle iniziative da intraprendere a livello istituzionale si sono susseguite nel 2006 e nel 2007. Le soluzioni finora attuate però non si sono dimostrate sufficienti ad arginare un fenomeno che, per le imprese di pesca, rappresenta un problema sempre più pressante. Sul fronte della ricerca e del trasferimento dell’innovazione tecnologica alle imprese la Regione Toscana ha finanziato interventi di ricerca in acquacoltura per 414mila euro l’anno. I filoni di ricerca e sperimentazione hanno riguardato tre aree: la salvaguardia ambientale, la diversificazione produttiva e la qualità delle produzioni. L’obiettivo principale è promuovere un'acquacoltura sostenibile, cioè compatibile con l'ambiente, tenendo conto di due elementi fondamentali: la riduzione dei costi di produzione e la diversificazione produttiva. La riduzione dei costi è fondamentale per la competitività economica con gli altri paesi europei. Relativamente alla diversificazione delle produzioni sono state promosse ricerche per l'affinamento di tecniche di allevamento per specie innovative. Buoni risultati sono stati ottenuti con per l’allevamento del polpo, della sogliola, dell’ombrina e delle ostriche. Altri interventi riguardano la qualità delle produzioni per rafforzare le potenzialità competitive dei prodotti ittici. Rientrano in quest'ultimo gruppo le iniziative per diffondere il marchio Agriqualità e per valorizzare le tecniche moderne di preparazione e conservazione del pesce.