30 luglio 2025
Aggiornato 21:00
Editoria

Fammoni (Cgil): «Necessario ripristino contributi pubblici per l'Editoria»

«In pericolo occupazione e pluralismo»

«La Cgil aderisce con convinzione all’iniziativa e chiede il necessario ripristino del diritto soggettivo dei giornali, quotidiani e periodici, editi in cooperativa, politici, di movimento e no profit, a godere dei contributi pubblici diretti all’editoria». Così il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, in un messaggio inviato all'Assemblea straordinaria di Mediacoop a Roma.

«Questo diritto alla sopravvivenza di tante testate - precisa - è il pilastro su cui si basa il pluralismo dell’informazione e delle idee sancito dalla Costituzione italiana». Per la Cgil è quindi «indispensabile modificare l’articolo 44 del decreto Legge 112, oggi Legge 133, che, tagliando pesantemente le risorse finanziarie, cancella questo diritto, sulla cui importanza per la libertà di informazione si è più volte espresso il Parlamento». Questa stessa richiesta, fa sapere Fammoni, «sarà oggi da noi indirizzata al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’informazione e all’editoria, Paolo Bonaiuti ed ai capigruppo di Camera e Senato»

Il provvedimento, denuncia il dirigente sindacale della Cgil, «ha immediate gravi conseguenze per decine di testate che già vivevano una difficile situazione finanziaria, con la certezza di metterne in discussione la sopravvivenza, i livelli occupazionali, il pluralismo e la qualità dell’informazione». Queste testate della carta stampata, ma anche radio e tv private, «esprimono idee e rappresentano opinioni di movimenti, associazioni ed organizzazioni della società italiana: sono organi di informazione che non godono dei favori del mercato pubblicitario, ma che sono radicate nella vita politica e sociale del paese», aggiunge.

La Cgil, pertanto, conclude Fammoni, «ritiene invece indispensabile e urgente che il Parlamento discuta in una sede propria una vera riforma dell’editoria, che difenda il pluralismo e riordini i criteri di erogazione del contributo pubblico ai giornali, per evitare abusi e discriminazioni, incoraggiando processi innovativi e la qualità delle pubblicazioni. Per questo una iniziativa forte e incisiva, di denuncia e mobilitazione, deve essere sviluppata fino alla modifica di questa norma sbagliata».