Made in Italy, Urso: «nel 2008 export negli USA oltre i 30 miliardi»
Il Sottosegretario in missione dal 4 al 6 settembre a New York con 43 imprese italiane per Fashion Week americano
Il Made in Italy non si ferma. Né il supereuro, né la crisi dei consumi interni americani, sono riusciti a frenare il ritmo di crescita delle nostre esportazioni negli Stati Uniti. Nel primo semestre del 2008 il nostro export ha toccato i 18,5 miliardi di dollari (+11,17%), mentre l’import americano è ammontato a 8,3 miliardi (+19,4%), con un saldo commerciale a favore dell’Italia per 10,2 miliardi di dollari.
«Quello statunitense» commenta Adolfo Urso, Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega al Commercio Estero «resta il nostro primo mercato extraeuropeo, con una quota del 9%. Per rafforzare la nostra presenza abbiamo predisposto, attraverso l’Ice, un piano di promozione straordinario del made in Italy per 10 milioni di euro a sostegno delle imprese delle «4A» che hanno reso famoso il made in Italy nel mondo: agroalimentare, automazione, abbigliamento-moda, arredo-casa».
Un piano che vedrà impegnato dal 4 al 6 settembre Urso a New York per promuovere la moda italiana durante il Fashion Week, dove verranno presentate le collezioni per la prossima primavera-estate. Ad accompagnare il Sottosegretario una delegazione di top manager di 43 aziende italiane, in particolare del comparto calzaturiero.«Il nostro comparto moda nel primo semestre» spiega Urso «ha registrato una crescita record di 3 miliardi di dollari, di questi quasi 600 milioni solo per le calzature. Le importazioni americane coprono il 90% del mercato totale del consumo di calzature e nel 2007 gli USA hanno importato dall'Italia circa 22 milioni di paia di calzature per un valore di 1,2 miliardi di dollari. Il nostro paese è così arrivato ad essere il quinto paese esportatore di calzature dopo Cina, Vietnam, Brasile e Indonesia. Pensiamo - nonostante il valore unitario delle calzature italiane sia il più elevato: 55,47 dollari al paio - che possiamo fare ancora di più e meglio».
«In questi mesi più che il caro euro, che comunque favorisce i nostri investimenti negli Usa» ha concluso Urso «a danneggiare il made in Italy è stato il disastro mediatico di Napoli invasa dai rifiuti o la storia del Brunello contraffatto. Stiamo riuscendo a recuperare quell’immagine che associa all’Italia e alla sua produzione l’alta qualità. Per questo siamo fiduciosi che il trend positivo del primo semestre continuerà e potremmo chiudere il 2008 con una crescita del nostro export superiore a 30 miliardi di dollari».
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