Bagatin (Spi): «Ripristinare assegno sociale per non residenti»
Il Decreto relativo alla manovra economica triennale modifica i requisiti per il diritto all’Assegno Sociale e introduce l’obbligatorietà di 10 anni continuativi di residenza
La recente normativa sull’assegno sociale «colpisce pesantemente tutti i cittadini italiani residenti all’estero, in particolare i più deboli e anziani, che non possono far valere tale norma». È quanto afferma la segretaria nazionale dello Spi Cgil, Renata Bagatin, in merito al dispositivo votato il 5 agosto con il decreto relativo alla manovra economica triennale che modifica i requisiti per il diritto all’Assegno Sociale e introduce l’obbligatorietà di 10 anni continuativi di residenza.
«In questo modo - dice Bagatin - persone anziane che, rimaste sole e in condizioni di povertà all’estero, pensavano di rientrare in Italia, vengono di fatto abbandonate a sé stesse dal loro Paese, che gli nega un sussidio istituito proprio per far fronte alle difficoltà dei più sfortunati». Esiste inoltre, aggiunge, «il concreto pericolo che l’Assegno Sociale venga revocato a tutti coloro che attualmente lo percepiscono, come i nostri emigranti partiti bambini per paesi d’oltreoceano e già rientrati in Italia, ma che non hanno ancora maturato i dieci anni di residenza continuativa».
«E se, probabilmente, - continua la sindacalista - le norme comunitarie, considerando «residenza» i periodi passati in uno dei loro stati membri, riusciranno ad impedire questa discriminazione nei confronti dei cittadini italiani emigrati nei Paesi dell’Unione Europea, ciò purtroppo non potrà valere per coloro che sono emigrati in Paesi extracomunitari». Con la ripresa dei lavori, dopo la pausa feriale, conclude Bagatin, «valuteremo unitariamente tutte le iniziative necessarie per rimuovere questa inaccettabile norma discriminatoria e dare tutela all’area più debole e anziana della nostra emigrazione».
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