19 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Udine

Tumore della prostata: l'Azienda sanitaria «certifica» il trattamento per i pazienti

L'obiettivo è assicurare al malato una presa in carico rapida, efficace ed efficiente, tale da garantirgli un’offerta ampia e innovativa di opportunità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali

UDINE - Un importante traguardo per l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine (AsuiUd), che mette a segno un obiettivo prestigioso nel trattamento dei tumori della prostata: il Percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta) per questa neoplasia ha ottenuto la certificazione Uni En Iso 9001:2015 dall’ente internazionale Bureau Veritas, nell’ambito di un progetto che è stato reso possibile grazie al sostegno incondizionato di Astellas e al supporto organizzativo di Opt, il provider deputato a preparare i Centri alla certificazione. Con questo programma di certificazione, l’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, riferimento regionale per l’oncologia, si propone sempre più come punto di attrazione per la gestione e il più efficace trattamento del paziente oncologico e, nel caso specifico, del paziente affetto da neoplasie prostatiche che rappresentano patologie molto frequenti tra gli over 60.

«Confrontarsi con la certificazione di un ente terzo per un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale - dichiara Riccardo Riccardi, vicepresidente con delega alla salute della Regione Friuli-Venezia Giulia - è una sfida che si è dimostrata vincente e che ben rappresenta il modo nel quale la Regione intende realizzare il proprio modello di cultura della salute. La riforma appena varata assegna agli ospedali hub, infatti, il compito di rappresentare la punta di diamante della risposta all’acuzie del nostro sistema salute. Ovvero di impersonare un’eccellenza riconosciuta e riconoscibile a livello locale e internazionale, che sia elemento di attrazione ma anche forza di traino verso il miglioramento per tutta la sanità regionale».

«Vorrei esprimere la grande soddisfazione per il raggiungimento della certificazione del Pdtadel tumore prostatico - commenta Roberto Pinton, rettore dell’Università degli Studi di Udine - rappresenta non solo la valorizzazione delle buone pratiche cliniche e dei modelli organizzativi che la nostra azienda sanitaria integrata può offrire per rispondere con efficacia ed efficienza alla richiesta di salute dei cittadini, ma è anche la concreta dimostrazione che un’attiva e sinergica collaborazione tra Ospedale e Università permette di ottenere risultati così importanti per la salute pubblica. Questo risultato mette inoltre in evidenza l’alto valore e l’eccellenza di tutte le figure professionali coinvolte nella redazione e stesura dei percorsi diagnostico terapeutici e assistenziali del tumore prostatico».

Obiettivo del Pdta è assicurare al paziente una presa in carico rapida, efficace ed efficiente, tale da garantirgli un’offerta ampia e innovativa di opportunità diagnostiche, terapeutiche e assistenziali secondo le più recenti Linee guida internazionali. Il lavoro che ha portato alla certificazione del Pdta della prostata dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine è iniziato alcuni anni fa con la riorganizzazione del processo clinico-diagnostico-terapeutico-assistenziale e riabilitativo oncologico per questa patologia neoplastica maschile, che rappresenta un’area ad alta densità numerica.

«I percorsi integrati di cura sono uno strumento di governo clinico indispensabile per affrontare la complessità dell’oncologia - spiega Gianpiero Fasola, direttore di Oncologia Medica presso l’AsuiUd - I tanti elementi dei quali tener conto (clinico-professionali, organizzativi e di relazione con i pazienti) rappresentano per tutti gli specialisti una sfida quotidiana». «Il presidio ospedaliero universitario Santa Maria della Misericordia - prosegue Fasola - è uno degli ospedali ad alti volumi nel Nord Est e quello a più alti volumi in Friuli-Venezia-Giulia. Acquista perciò ancora maggiore importanza la certificazione da parte di un ente terzo per la cura dei pazienti con cancro alla prostata. Si tratta però di un punto di partenza: siamo consapevoli delle difficoltà quotidiane e della veloce innovazione che sta attraversando l’oncologia. Cercheremo di continuare a lavorare con umiltà e di far crescere ancora la necessaria collaborazione con le altre discipline».
Il percorso è imperniato su un team multidisciplinare, che si fa carico del paziente, lo accompagna e rende meno arduo il passaggio da una fase all’altra della malattia.

«Il tumore prostatico è tra le neoplasie più frequenti nel maschio. Tuttavia è anche uno dei tumori con un indice di sopravvivenza tra i più elevati, con un tasso a 10 anni del 90%. Un risultato ottenuto grazie alla diagnosi precoce e al progresso delle terapie mediche, chirurgiche e radioterapiche - spiega Fabrizio Dal Moro, direttore di Urologia presso l’AsuiUd - L'approccio multidisciplinare a questo «organo urologico» consente di inserire il paziente all’interno di un percorso terapeutico personalizzato, in cui i trattamenti entrano in gioco da soli o in combinazione a seconda dell'estensione anatomica e dell'aggressività della neoplasia. L’urologo ha un ruolo fondamentale nella diagnosi precoce e nella gestione del benessere del paziente dal punto di vista non solo oncologico, ma anche minzionale e sessuale. Il nostro centro ad alto volume, grazie anche all'utilizzo di tecnologie all’avanguardia come la biopsia prostatica «fusion» e la chirurgia robotica Da Vinci, offre ai pazienti un approccio all’avanguardia in tema di diagnosi precoce e accurata, nonché di trattamento chirurgico mini-invasivo».
Le patologie oncologiche richiedono una corretta gestione clinico-assistenziale fondata su una piena integrazione multidisciplinare, così da garantire al paziente una presa in carico funzionale alle diverse esigenze che la patologia richiede. I carcinomi della prostata sono tra i tumori più diffusi in Friuli-Venezia Giulia con circa 800 nuovi casi l’anno e quasi 10.000 uomini friulani che secondo stime convivono con queste neoplasie, che rappresentano il paradigma di tali esigenze. Richiedono, infatti, il coinvolgimento nel percorso di diagnosi e cura di molteplici figure specialistiche, inclusa quella del radioterapista che in anni recenti ha assunto una rilevanza pari a quella dell’urologo e dell’oncologo medico.