Commercio, per i sindacati dire no al lavoro festivo è un diritto
L’appello unitario dei segretari regionali dei sindacati di categoria Cgil-Cisl-Uil
UDINE - «Quest’anno in rapida successione cadono tre festività religiose e civili, e suona il ritornello sulle aperture festive dei negozi e dei centri commerciali, come se le lavoratrici e i lavoratori del settore esistessero solamente in questi periodi. Nonostante la compagine governativa nazionale, ma anche regionale, abbia negli ultimi mesi più volte annunciato la modifica della Legge Monti che ha liberalizzato le aperture domenicali e festive nel commercio, a oggi nulla è cambiato. Abbiamo più volte precisato la nostra posizione fortemente contraria alla legislazione nazionale, legislazione che in materia appare ultraliberista, sbagliata e dannosa per chi lavora in un settore certamente da non considerarsi alla stregua dei servizi pubblici essenziali». Questa la posizione dei rappresentanti di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Fvg, Francesco Buonopane, Adriano Giacomazzi e Matteo Zorn, alla vigilia delle festività pasquali, del 25 aprile e del primo maggio.
L'appello ai lavoratori e alle lavoratrici
«Ci rivolgiamo direttamente alle lavoratrici e ai lavoratori - aggiungono - affinché neghino espressamente la disponibilità a lavorare nelle festività infrasettimanali, possibilità concessagli sia dai contratti nazionali (Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione), che infatti prevedono il pagamento della normale retribuzione in caso di mancata prestazione lavorativa in giornata festiva, sia da numerose e recenti sentenze sul territorio nazionale, che sanciscono il carattere non obbligatorio della prestazione lavorativa nelle giornate festive infrasettimanali. Quando ai lavoratori che nel proprio contratto individuale avessero sottoscritto la disponibilità alla prestazione lavorativa festiva, ribadiamo che si tratta di una clausola è annullabile e ricordiamo che le organizzazioni sindacali sono a disposizione per assistere i lavoratori. Siamo consapevoli della debolezza che si vive quotidianamente nei punti vendita, soprattutto quelli piccoli o quelli non organizzati sindacalmente, dove la paura di ritorsioni di fatto impedisce ai dipendenti di esercitare un proprio diritto. Crediamo però sia giunto il momento di spezzare questo corto circuito, per il quale la possibilità di godere delle festività nazionali sia limitata, se non annullata, dal timore di vedersi le ferie negate, o dalla paura di avere orari di lavoro 'punitivi', o sotto la minaccia di trasferimenti forzosi».
«Sottrarsi al ricatto delle multinazionali»
«È giunto il momento di credere unicamente nelle proprie possibilità e nella propria capacità di organizzarsi, coalizzarsi, unirsi, alzare finalmente la testa e rivendicare l’appartenenza a una categoria, quella di chi lavora nel commercio, nei negozi e nei centri commerciali, troppo spesso bistrattata e considerata poco, se non per opportunismo politico - chiariscono i rappresentanti delle tre sigle sindacali -. Le lavoratrici e i lavoratori del commercio devono rivendicare con orgoglio il loro senso di appartenenza, sottraendosi al ricatto di aziende e multinazionali che vorrebbero estrema flessibilità disorganizzata e non valorizzata, ricorso massiccio e strutturale al part-time, lavoro domenicale e festivo in ordinario. Facciano sentire con forza la propria voce per far rispettare un diritto, quello di poter dire noal lavoro festivo».
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