23 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Il lutto

Polzot, professionista con la schiena dritta

Il ricordo commosso del collega e amico Domenico Pecile

PORDENONE - Poche parole, quelle che mi arrivano da dentro. Quelle facilmente condivisibili da chi ha avuto l’onore di conoscere Stefano, uomo di rara sensibilità e di una discrezione che i tempi attuali hanno smarrito. Una mosca bianca nel mondo del giornalismo: mai una parola di troppo, mai un’incazzatura, mai uno screzio. Lui era un esempio, una stella cometa: risolveva i problemi con rara competenza, non metteva fretta. Non riversava ansia. Sapeva ascoltare, decidere, risolvere. E sorrideva sempre.

PROFESSIONISTA CON LA P MAIUSCOLA - Chi ama questo lavoro non poteva non apprezzare la grandissima professionalità, la puntigliosa competenza, la sua cultura, il suo rigore morale nell’affrontare ogni problema. E’ stato un professionista con la P maiuscola ma soprattutto con la schiena dritta, che aborriva i nani e le ballerine che popolano anche il giornalismo. Lo dico con rabbia dentro, perché l’ho conosciuto: uomo buono, mite, che non chiedeva, non pretendeva, non elemosinava. Raramente si confidava, ma bastavano due parole, una battuta per capire il suo pensiero. Di certo per il Messaggero Veneto e per il giornalismo è una perdita incolmabile.

PADRE E MARITO - Il pensiero ora corre alla sua adorata moglie Donatella e al figlio Sebastiano, troppo piccolo per essere privato di quello che sarebbe stato il faro luminoso a indicargli i giusti percorsi della vita. Di certo, Donatella racconterà al piccolo orfano la grandezza di un padre che non ha potuto conoscere e gli disvelerà i segreti che fanno grande un uomo com’è stato Stefano. Ciao e grazie.