23 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Mercoledì 28 marzo alle 17

"Andare #inpensioneprima", un incontro pubblico di informazione sociale

Durante il convegno insieme ad operatori esperti del Patronato si parlerà dell’attuale normativa per l’accesso alla pensione ed in particolare delle opportunità, ma anche delle incognite, che comporta la decisione di un accesso anticipato

SACILE - 'Andare #inpensioneprima' è il titolo dell’incontro pubblico di informazione sociale organizzato dal Patronato ACLI Friuli Venezia Giulia che si terrà mercoledì 28 marzo alle 17 presso la sede della Cooperativa Sociale ACLI, Via Bunis, 37 a Cordenons. Durante il convegno insieme ad operatori esperti del Patronato si parlerà dell’attuale normativa per l’accesso alla pensione ed in particolare delle opportunità, ma anche delle incognite, che comporta la decisione di un accesso anticipato. Verranno affrontati anche il tema della previdenza complementare e quello delle prospettive per le fasce giovani, attualmente le più a rischio, come evidenziato peraltro dal recente rapporto Censis-Confcooperative.

LE NOTIZIE SCONFORTANTI - Dagli uffici del Patronato Acli diffusi sul territorio nazionale arrivano infatti notizie sconfortanti: l’INPS eroga già pensioni che possono variare anche dagli 80 ai 100 euro mensili (es. invalidità o reversibilità). Con la riforma pensionistica del 1995 che, al sistema retributivo, ha sostituito quello contributivo, la pensione per un lavoratore a parità di carriera lavorativa risulterà inferiore di circa il 15% rispetto a quella acquisita dal 'padre'. Il trattamento pensionistico sarà infatti basato sui contributi versati durante tutti gli anni di attività professionale, che accantona virtualmente, per la generalità dei lavoratori, un 33% dello stipendio percepito. A questa percentuale viene poi applicato un coefficiente di trasformazione che periodicamente viene ricalcolato e che assegna una pensione mensile che poco risponde alle esigenze e alle aspettative dei lavoratori.

SCENARIO FUTURO - Lo scenario non è così futuro come si potrebbe immaginare: a parte le attuali pensioni di invalidità e reversibilità (e le prime pensioni di vecchiaia o anticipate di chi ha conseguito i 20 anni a partire dal 1996), il nuovo sistema di calcolo trova consistente applicazione ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1978 e che avranno come primo orizzonte generalizzato di uscita pensionistica già il prossimo decennio. Il fatto poi che nei prossimi anni si prevede un costante rialzo del rapporto spesa pensionistica/PIL lascia presagire la necessità di nuovi consistenti ritocchi al ribasso.

PROSPETTIVE DRAMMATICHE - Per le giovani generazioni la prospettiva sembra ancora più drammatica: in un’epoca storica in cui gli stipendi sono sempre più bassi, molti giovani lavorano in modo discontinuo, l’accesso al mondo del lavoro è sempre più tardivo e le pensioni erogate si basano sui contributi versati dai lavoratori attivi e non sui reali contributi versati durante la vita professionale, è oggettivo rilevare che il sistema va completamente rivisto.
Altro punto debole del sistema è la cosiddetta previdenza complementare, che doveva necessariamente accompagnare le pensioni del sistema contributivo per garantire l’adeguatezza dei trattamenti complessivi, ma alla quale pochi lavoratori hanno aderito.

LE PROPOSTE DELL'ACLI - Urge avviare un processo di revisione del sistema di calcolo del sistema contributivo strutturato dal legislatore del 1995, troppo misero e penalizzante, alla luce anche del sostanziale fallimento della previdenza complementare e della frammentazione e precarietà delle carriere lavorative. Ed è prioritario partire dalla tutela delle fasce svantaggiate. Per questo il Patronato Acli ha messo a punto due proposte concrete, a tutela dei giovani e dei lavoratori attivi. La prima proposta prevede di reintrodurre il trattamento pensionistico minimo, che consentirebbe di integrare la pensione prevista anche per i nuovi lavoratori del sistema contributivo, facendo fronte all’emergenza sociale della povertà dilagante.
La seconda proposta mira all'abolizione di ogni livello soglia di importo pensionistico minimo per accedere a pensione nel sistema contributivo, in quanto difficilmente conseguibili se non supportati da una certa regolarità e consistenza dell’accantonamento contributivo. Come dire, quindi, nei confronti delle nuove generazioni l’accesso anticipato a pensione è appannaggio dei lavoratori più stabili e ricchi, quindi di quelli che è da presumersi siano i meno bisognosi. Con conseguente capovolgimento dei principi di tutela previdenziale che impongono una prioritaria attenzione alle situazioni di maggiore precarietà e indigenza.