12 ottobre 2025
Aggiornato 02:00
Politica

Vitalizi: “La ridefinizione è necessaria, ma...”. Ecco come la pensano i nomi noti della politica regionale

Gli interessati – sia pure con sfaccettature diverse (ma diversi si sono rifiutati di commentare)  – nell’accettare la norma approvata dalla Camera mettono però in guardia l’intero Paese

FVG - Si va dai 6.200 euro netti mensili di Mario Toros, più volte ministro e sottosegretario, ai 2.041 di Antonietta Vascon, passando per altri nomi noti della politica regionale come Piergiorgio Bressani (5.093), Giovanni Collino (4.397), Diego Carpenedo (3.143) Antonio Cuffaro (5.154), Mario Fioret (6.017), Renzo Pascolat (2.066) tanto per citarne alcuni. Per tutti loro – se la riforma Richetti passata ieri alla Camera dovesse diventare legge dopo il vaglio al Senato – si prospettano tagli al vitalizio fino al 40 per cento per le somme rilevanti.

Gli interessati – sia pure con sfaccettature diverse (ma diversi si sono rifiutati di commentare)  – nell’accettare la norma approvata dalla Camera mettono però in guardia l’intero Paese. Attenzione, dicono, perché adesso potrebbe toccare a tutti i pensionati andati in quiescenza con il metodo retributivo. Il più preoccupato pare l’ex parlamentare leghista Roberto Visentin. «Di vendetta in vendetta – dice – qui si rischia di fare esplodere il Paese. Su questa vicenda si possono fare mille discorsi e altrettante morali. Il vero dato è che tutto questo è conseguenza del desiderio di ridiscutere tutte le pensioni, che al 91 per cento sono state erogate con il metodo retributivo».

Insomma, per Visentin (3.913 euro mensili di vitalizio) si tratta di «una furbata», visto che la legge passerà «noi mangeremo un po’ di meno, ma moltissimi italiani mangeranno m.». Tuttavia, l’ex parlamentare ammette che ci «sono state aberrazioni», ma che a queste non si può porre rimedio con «un’altra aberrazione. Il provvedimento di fatto punisce i parlamentari onesti. Io potrei snocciolare le cifre che ho versato al partito e che sono centinaia di migliaia di euro, ma a questo punto potrei provocatoriamente dire di pentirmi di essere stato onesto perché se avessi rubato adesso non avrei problemi. Comunque, sono un discreto artigiano e mi arrangerò. Ovviamente a nero perché a questo ci costringe lo Stato. Al di là delle battute, ribadisco che la norma è figlia di un disegno demagogico e populista voluto da Boeri».

Anche l’ex senatore di FI, Ferruccio Saro (4.069 euro mensili di vitalizio), punta il dito contro il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ritenuto il vero ispiratore della legge. «Io comunque – argomenta – andrei cauto con i commenti perché, visto che la norma deve ancora passare al Senato, rischio che gli stessi siano sbagliati. Ma, al di là della soddisfazione del popolo per i tagli alla cosiddetta casta dei politici, va sottolineato che questa legge introduce principi che se passeranno apriranno inevitabilmente la strada alla ricontrattazione totale del sistema pensionistico retributivo con tutte le conseguenze che si possono immaginare».

Saro si dice anche convinto che non si può affrontare la questione investendo soltanto una parte dei cittadini. «Politicamente – insiste – sarebbe pericolosissimo. Questo è il disegno di Boeri. Per il resto mi pare abbastanza chiaro che il Pd commetta un grave errore a inseguire il Movimento di Grillo perché non gli porterà un solo consenso in più e, anzi, a beneficiarne sarà proprio il M5s. Il Pd vuole offrire su un piatto d’argento un assist ai pentastellati, inconsapevole che tutto questo farà nascere ulteriori nemici dei dem».

Preoccupazione viene espressa anche dall’ex deputato del Pci, Giulio Colomba (3.150 euro di vitalizio) anche se ammette che «era giusto dare una stretta a questa situazione. Personalmente, credo che rimanga aperto un fatto. Io facevo l’insegnante, professione dalla quale mi sono ritirato in anticipo compromettendo l’accumulo degli anni pensionistici come lavoro dipendente. Adesso mi si viene a dire che «abbiamo scherzato» e che dunque… Mah, questo mi rende perlomeno perplesso»: Anche Colomba come gli altri suoi ex colleghi teme che la norma possa aprire «una falla terribile per moltissimi altri dipendenti con tutte le conseguenze che si possono immaginare».

Dunque, nel ribadire che «una ridefinizione complessiva della questione pensionistica è doverosa e necessaria» aggiunge che «se passa il principio che non sono diritti acquisiti per i parlamentari questi diventano più uguali degli altri. Per questo nutro dei dubbi sulla costituzionalità di questa norma».