28 marzo 2024
Aggiornato 13:00
6 maggio 1976

39 anni fa il sisma che cambiò il Friuli

Si celebra il ricordo del terremoto che fece quasi mille morti e distrusse interi paesi. Da quell’esperienza nacque un modello di ricostruzione e volontariato. Serracchiani e Iacop esaltano i valori sviluppatisi dopo quel tragico evento

UDINE – Sono trascorsi 39 anni. Il 6 maggio 1976, la società e il territorio del Friuli cambiarono radicalmente, colpiti da un sisma di magnitudo 6,4 della scala Richter. 59 secondi di distruzione che rasero al suolo interi paesi, provocando 989 vittime e migliaia di feriti. Da allora il Friuli non è stato più lo stesso: colpito al cuore dalla potenza dell’Orcolat, ha perso molte delle sue connotazioni tradizionali, diventando però una terra più moderna. Da quell’esperienza è nato il ‘modello Friuli’, esempio non solo per i tempi e i modi della ricostruzione (con ampi poteri concessi ai sindaci), ma soprattutto per il sistema di volontariato che, qualche tempo dopo, sarebbe sfociato nella Protezione civile. Il 6 maggio 2015 si ricorda quella sera di 39 anni prima, quando alle 21.01 la terra tremò per la prima volta. Proprio a quell’ora, Gemona, la località simbolo del terremoto 1976, rimetterà in funzione le lancette dell’orologio del castello, distrutto dalla scossa e da poco ricostruito.

I valori del terremoto validi anche in tempo di crisi
La presidente della Regione , Debora Serracchiani, parla del sisma del 1976 e di ciò che ha significato per il Friuli. «Il patrimonio di valori della ricostruzione, lo slancio, la caparbietà, la capacità d'intervento e l'etica, sono l'attuale tesoro a cui attingere in periodi di crisi e ripartenza. Principi che vanno ritrovati e gelosamente conservati, perché sono la base necessaria e importante per confrontarsi con la crisi, per ricominciare da capo e diventare più forti di prima».
A un anno dal quarantennale del terremoto che sconvolse il Friuli, la Regione ha intenzione non solamente di ricordare quei fatti e di commemorare chi non c'è più, ma anche di far riemergere il 'modello Friuli', quell'esperienza straordinaria di un'opera di ricostruzione sociale ed economica che si è fondata sulla determinazione di una comunità, sull'etica di una classe dirigente, sulla collaborazione sapiente tra le istituzioni, tra il Governo centrale, la Regione e gli enti locali del territorio.

La vicinanza alle popolazioni del Nepal
Il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, la sera del 6 maggio sarà a Cornino di Forgaria per ricordare il 39° anniversario del terremoto. La celebrazione, organizzata con l'impegno dell'Amministrazione comunale, della parrocchia e di associazioni e gruppi di volontariato, è l'occasione per alcune riflessioni sul tragico evento.
«È difficile - afferma il presidente Iacop - non associare le drammatiche immagini che ci giungono in questi giorni dal Nepal a quanto avvenne trentanove anni fa in Friuli. Il terribile sisma del 1976 ha rafforzato le popolazioni del Friuli, che dal giorno dopo si sono rimboccate le maniche e con grande dignità, fermezza e determinazione, lavorando duramente hanno saputo riportare a nuova vita case, scuole, chiese, fabbriche, palazzi, interi paesi. Di quell'esperienza - aggiunge Iacop - sono figlie diverse iniziative, una delle quali proprio in Nepal, e oggi idealmente accomuna queste terre così duramente colpite dalla furia della natura: mi riferisco soprattutto all'associazione di volontariato onlus Friuli Mandi Nepal Namastè, che da quindici anni è impegnata in diversi progetti nel Paese asiatico». «Oltre a dare anche in questo frangente un aiuto materiale a
quelle terre
- conclude Iacop - il Friuli deve saper trasmettere a quelle popolazioni un messaggio di speranza, la stessa speranza alla quale hanno attinto trentanove anni fa le donne e gli  uomini del Friuli per trovare la forza di andare avanti, per lasciarsi alle spalle un ricordo tragico e indelebile, per poter guardare a un futuro migliore».