Accordo Italia-Cina, Serracchiani: «Il porto di Trieste non è il cavallo di Troia»
"Il problema non sono gli investimenti cinesi a Trieste e in Italia, ma la cornice entro cui il Governo intende gestire la partita dei rapporti economici internazionali"
TRIESTE - «Non è il porto di Trieste il cavallo di Troia di cui i cinesi hanno bisogno per entrare in Italia, esercitare la loro influenza sul nostro Paese e da qui aprirsi la strada in Europa. Quello che deve essere più chiaro è l'indirizzo politico strategico del Governo italiano, all'interno del quale Trieste è un tassello importante e molto peculiare ma non certo l'unico». Lo afferma la deputata del Pd Debora Serracchiani, intervenendo nel dibattito seguito all'annuncio della firma di un memorandum Italia-Cina per l'adesione al progetto 'One Belt one Road'.
Il problema
Per la Serracchiani «il problema non sono gli investimenti cinesi a Trieste e in Italia, ma la cornice entro cui il Governo intende gestire la partita dei rapporti economici internazionali. E' azzardato uscire da un perimetro di sicurezza, che è quello tracciato dalle regole e dagli standard dell'Unione europea e dal sistema delle alleanze di cui l'Italia fa parte. In questo sistema, i dati e le comunicazioni rappresentano ovviamente un aspetto rilevante e molto sensibile».
L'accusa
Sempre per la Serracchiani «Migliorare le relazioni economiche con la Cina è stata una linea guida del governo di centrosinistra, con i porti di Trieste e Genova in prima fila, e siamo ancora convinti dell'opportunità della proposta. Il quadro è invece meno chiaro a un livello più largo di politica estera nazionale ma questa – conclude – è la caratteristica d'ambiguità che marchia il governo gialloverde».